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Se un grattacielo va su, la borsa va giù: lo dice lo Skyscraper Index

La Jeddah Tower, disegnata dall’architetto Adrian Smith, lo stesso autore del Burj Khalifa, l’attuale edificio più alto del mondo, punta a diventare il grattacielo più elevato di tutti i tempi e il primo a toccare il chilometro di altezza. La costruzione della torre saudita, iniziata nel 2013 per un costo stimato di 20 miliardi di dollari, si è però arenata. 

Il che potrebbe essere una buona notizia per l'economia mondiale.

La coincidenza temporale tra l’erezione di una «vetta» architettonica e una profonda crisi, infatti, si è già registrata più volte. Non a caso, uno degli indicatori non convenzionali visti come predittivi di una difficoltà del mercato è il cosiddetto Skyscraper Index, un indice che vede appunto nel completamento di un nuovo edificio più alto del mondo l'inizio di una crisi economica globale. 

Sistematizzato da Andrew Lawrence, un analista immobiliare di Dresdner Kleinwort Wasserstein, l'index suggerirebbe che i cicli economici e la costruzione di grattacieli siano correlati in modo tale che i grattacieli raggiungano un nuovo picco di altezza quando l'economia è pronta per la recessione. 

Sembra controintuitivo, perché un grattacielo appare come l’emblema di un successo economico e finanziario, l'apice di una fase di espansione e crescita di un Paese. Eppure Lawrence, concentrandosi sui dati storici relativi agli edifici da record, ha evidenziato la vicinanza cronologica tra i due elementi, segnalando per esempio come la conclusione di due palazzi da record, il Singer Building e la Metropolitan Life Insurance Company Tower, completati a New York nel 1908 e nel 1909, fosse quasi coincidente con il panico del 1907. Un'altra serie di grattacieli altissimi, ovvero 40 Wall Street (noto come il Trump Building), Chrysler Building ed Empire State Building fu inaugurata poco prima del crollo di Wall Street del 1929. 

Le due torri del World Trade Center furono inaugurate nel 1970 e nel 1972, e la Sears Tower (nota anche come Willis Tower) lo fu nel 1973, in coincidenza con la crisi petrolifera e azionaria scoppiata quell’anno.

Non è finita: nell'ottobre 2009, due mesi dopo che la società di costruzioni Emaar annunciò di aver completato l'esterno del succitato Burj Khalifa, il governo di Dubai sfiorò il default. Troppe coincidenze per pensare solo a un caso.

Nel 2005 l’economista americano Mark Thornton ha illustrato in un saggio tre possibili ragioni per la correlazione tra crisi e nuovi grattacieli da record. In primo luogo, il calo dei tassi di interesse, che si verifica all'inizio di un boom economico, spinge a comprare più terreni edificabili, il cui prezzo quindi sale, spingendo così a sfruttare lo spazio in verticale; al contempo, la crescita economica aumenta la dimensione media di un'impresa e crea la domanda di uffici più ampi, soddisfatta dagli stessi grattacieli. Inoltre, i tassi bassi consentono investimenti tecnologici nel settore delle costruzioni, i quali consentono di erigere edifici sempre più alti. 

Tutti e tre i fattori raggiungono il loro picco alla fine di una fase di crescita, quando l’altezza dei grattacieli è accentuata dalla febbre speculativa che colpisce sia i costruttori sia i soggetti che erogano prestiti e che fino a quel momento hanno guadagnato. 

Alcuni studiosi, però, hanno liquidato l'indice dei grattacieli come uno strumento inaffidabile: la recessione del 1920-21, quella del 1937 e quella dei primi anni '80 non sono state contrassegnate da edifici monstre. E tre economisti, Jason Barr, Bruce Mizrach e Kusum Mundra, hanno applicato modelli di analisi matematica per verificare il rapporto tra altezza dei grattacieli e cambiamenti nel prodotto interno lordo (PIL) dei Paesi in cui sorgono, ovvero per dedurre se davvero le altezze predicono le recessioni. Ne hanno concluso che, no, l'altezza non può essere utilizzata per prevedere i crolli del PIL, ma che invece il PIL può essere utilizzato per prevedere i cambiamenti di altezza. In altre parole, l'altezza estrema di un edificio consegue di certo a una rapida crescita economica, e quindi a una crescita del PIL, ma non basta a indicare una successiva recessione. 

Sarà anche vero, ma diciamolo: con i tempi che corrono, chi di noi ha fretta che sia conclusa la Jeddah Tower?