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Segregata in casa, costretta a mangiare gli avanzi e maltrattata: l'inferno vissuto in Trentino da una 27enne. Confermata la condanna per l'ex marito e i suoceri

Nelle scorse ore è stata confermata in Corte d'Assise d'Appello la condanna che era stata data lo scorso anno. La giovane era arrivata in Trentino nel 2018 e da quel momento era iniziata un vero e proprio inferno 

TRENTO. Maltrattata e segregata in casa, costretta, secondo il racconto fatto, a mangiare gli avanti di cibo nella sua camera. Una vicenda terribile quella che ha visto coinvolta una ragazza che all'epoca dei fatti aveva 27 anni

Lo scorso anno l'ex marito era stato condannato a 8 anni di reclusione per maltrattamenti. I genitori dell'uomo, invece, erano stati condannati a 4 anni sempre per lo stesso reato. (Qui l'articolo)

Ieri in Tribunale a Trento la Corte d'Assise d'Appello ha confermato la condanna. La Procura aveva presentato appello per la richiesta di condanna per riduzione in schiavitù. La richiesta, però, non è stata accolta. 

LA VICENDA

Per capire la vicenda, emersa nella sua drammaticità nel 2019, bisogna fare un passo indietro.

E' un vero e proprio infermo quello a cui è stata costretta vivere una ragazza di 27 anni di origine pachistane residente a Trento dal 2018. La giovane, secondo le informazioni fornite, è stata costretta ad andarsene dal suo paese d'origine per ricongiungersi con il marito sposato due anni prima.

Quando è arrivata a Trento, dopo aver dovuto anche interrompere l'università, è stata costretta a sopportare ogni genere violenza sia dall'uomo che aveva sposato due anni prima sia dai genitori di lui.

La giovane, secondo il racconto fatto, non poteva uscire di casa, doveva vivere praticamente segregata e non poteva nemmeno andare in bagno liberamente. Ma non solo. Le veniva anche impedito di sedersi a tavola con la famiglia ma era costretta a mangiare gli avanzi in un'altra stanza.

Un continuo di violenze che ad un certo punto la giovane non è più riuscita a sopportare. All'ennesimo episodio in cui sia lei che la bambina sono state portate in ospedale, ha deciso di raccontare tutto alle forze dell'ordine. L'inizio della fine di questo incubo arrivato poi anche in tribunale a Trento.