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"Sempre più cactus sulle Alpi svizzere", il botanico del Muse: "Il cambiamento climatico 'favorisce' le piante aliene invasive: sta succedendo anche in Trentino"

"Il problema delle invasive? Sono in grado di estromettere qualsiasi altra pianta, impossessandosi del territorio e ostacolando quindi quelle autoctone". Sta avvenendo con i 'cactus' sulle Alpi svizzere ma anche in Trentino 

TRENTO. Arrivati dagli Stati Uniti circa 250 anni fa, i 'cactus' hanno iniziato a prendere piede sulle Alpi svizzere, al punto da mettere in difficoltà gli ecosistemi. Le autorità, hanno così deciso di intervenire e cercano ora di correre ai ripari. Lo racconta un servizio di "Rsi news" (radiotelevisione svizzera ndr), che espone la realtà della riserva naturale Les Follatères, in Vallese.

Per colpa del cambiamento climatico specie esotiche come i cactus (nel caso della Svizzera) "ma anche agavi e fichi d'India" hanno iniziato a sentirsi sempre più a loro agio sulle Alpi, soprattutto sui pendii più ripidi. "Essendo specie particolarmente invasive - esordisce Costantino Bonomi, botanico del Muse - il rischio è sempre quello che, una volta piantati, si naturalizzino: è un problema che abbiamo anche noi in Trentino", anticipa.  

Il fico d'India, "un'esotica infestante portata 'per diletto' in luoghi lontani da quello d'origine, può finire per porre salde radici, estromettendo le piante 'autoctone' - prosegue -. Sul Doss Trento, da una cinquantina d'anni c'è non a caso un fico d'India che probabilmente qualcuno aveva deciso di piantare a sud: una zona molto calda che non gela d’inverno, clima che ha consentito alla pianta di resistere nel tempo. Non si esclude che, 'grazie' al cambiamento climatico, questa non possa cominciare a crescere anche altrove".

Sebbene cactus e fichi d'India non costituiscano ad oggi un problema per il Trentino, "vi sono altre piante invasive che 'minacciano' il nostro territorio - fa notare Bonomi - a partire dal "poligono del Giappone" (FOTO DI SEGUITO), che da noi ha cominciato a crescere lungo le rive dei fiumi, ponendo radici profonde fino a 2 metri, cosa che consente facilmente alla pianta di riedificarsi". 

"La questione più rilevante relativa alle piante invasive? Sono in grado di estromettere qualsiasi altra pianta, impossessandosi del territorio e ostacolando quindi quelle autoctone". Cosa che sta avvenendo per l'appunto sulle Alpi svizzere, dove gli esperti sono oggi 'preoccupati' per la massiccia presenza di "'cactus' alla conquista delle montagne vallesane", che necessita d'essere bloccata. "La soluzione però è non semplice da individuare - commenta il botanico del Muse - perché i fichi d'India sono in grado di ricrescere tranquillamente se tagliati".

Una situazione analoga sta colpendo il Trentino a causa della diffusione "dell'ailanto (FOTO DI SEGUITO) che, da 30 anni a questa parte, ha cominciato a infestare i bordi strada con uno sviluppo sempre più esponenziale - prosegue Bonomi -. Qualche fico d'India lo vediamo anche qui in giro, ma per ora non possiamo definirlo un fenomeno 'esplosivo' come in altre zone (ad esempio nel mediterraneo ndr): non si esclude tuttavia che possa, in futuro, diventare una minaccia anche da noi, soprattutto a causa del cambiamento climatico, aggiungendo alle già presenti, altre gatte da pelare". 

"Il nostro consiglio? - conclude l'esperto -. Fare molta attenzione a 'muovere' le piante dal loro Paese d'origine, cosa che, ormai sempre più spesso purtroppo accade (anche 'involontariamente' ndr) per via della globalizzazione".