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'Stazioni segrete' della polizia cinese, a Bolzano scoppia il caso. Dai Verdi a Fratelli d'Italia: “Si faccia chiarezza”

BOLZANO. 'Stazioni di polizia' cinesi non ufficiali in Italia, dopo la notizia riportata dall'Ong spagnola Safeguard Defenders sull'esistenza a Bolzano di 1 delle 11 strutture segnalate in Italia scoppia il caso in Alto Adige. A livello provinciale infatti sia i Verdi che Fratelli d'Italia hanno infatti chiesto chiarimenti sulla vicenda al presidente Arno Kompatscher.

Secondo quanto riportato negli ultimi giorni (dopo una serie di primo approfondimenti sul caso pubblicati negli a partire da settembre sul Foglio) la maggior di queste 'stazioni di polizia' (in Italia ne sarebbero state individuate, oltre a quella di Bolzano, anche a Milano, Roma, Prato, Firenze e Venezia) sarebbero state aperte senza autorizzazione. Le autorità di Pechino hanno replicato parlando delle strutture come di 'stazioni di servizio' per il disbrigo di pratiche burocratiche, ma l'accusa dell'Ong è che in realtà si tratti di una rete internazionale allestita per il monitoraggio della popolazione cinese all'estero (solo in Italia sono 330mila i cittadini della Repubblica popolare) ed in particolare per la ricerca e la repressione dei dissidenti.

“E' necessario fare la massima chiarezza su cosa facciano veramente queste strutture sul territorio italiano – commenta il consigliere provinciale di Fratelli d'Italia Marco Galateo, che sulla vicenda ha presentato un'interrogazione urgente al presidente Kompatscher – e quali compiti abbiano, se come sostiene la versione cinese siano effettivamente di supporto ai cittadini nelle procedure burocratiche, come il rinnovo di passaporto o patente di guida o se ci sia dell'altro come ipotizzato da Safeguard Defenders”. Nel documento Galateo ha quindi chiesto di “sapere se i vertici della Provincia fossero a conoscenza dell'esistenza di questa struttura in Alto Adige, quali scopi abbia la stessa, se risulti che siano in corso o vi siano stati pattugliamenti congiunti con le forze dell'ordine italiane in Alto Adige e se si abbia notizia che anche sul territorio altoatesino tali stazioni siano usate da Pechino per svolgere attività di ricerca e repressione di cittadini e dissidenti cinesi all'estero”.

Sulla questione, come detto, sono intervenuti anche i Verdi: “È semplicemente inaccettabile - scrive il co-portavoce Felix von Wohlgemuth - che la Cina presuma di esercitare impunemente diritti sovrani in Italia e di molestare o minacciare le persone. Queste attività di una dittatura autoritaria nel nostro Paese richiedono un'indagine completa e trasparente. Ciò è particolarmente doveroso in quanto l'Italia dal 2015 ha anche concluso diversi accordi bilaterali di sicurezza con la Repubblica popolare cinese e quindi in passato c'è stata un'intensa collaborazione tra le forze di polizia di entrambi i Paesi”. La tutela dei diritti umani, continua von Wohlgemuth, deve essere pienamente garantita ai cittadini cinesi che vivono in Alto Adige: “Chiedo quindi al presidente Arno Kompatscher che è anche il responsabile della sicurezza pubblica nella nostra Provincia, di chiedere prontamente chiarimenti al Commissario del Governo Vito Cusumano in merito al 'centro servizi' di cui sopra e ad eventuali azioni congiunte con le forze di sicurezza cinesi sul territorio della Provincia Autonoma di Bolzano. Inoltre, deve essere chiarito senza indugio, anche attraverso contatti diretti o informali con la comunità cinese in Alto Adige, se i suoi membri sono stati o sono tuttora esposti a pressioni illegali da parte dei servizi di sicurezza cinesi”.