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Storia diplomatica: Drovetti Bernardino

Socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino dal 18 marzo 1824 nella Classe di Scienze morali, storiche e filologiche. Console generale di Francia in Egitto prima con Napoleone e successivamente con Luigi XVIII. Drovetti Bernardino ha vissuto trent’anni anni in Egitto raccogliendo “una ricca collezione di antichità” nucleo originario del Museo Egizio di Torino , e parte importante della sezione Egizia del Louvre di Parigi. Bernardino Drovetti nasce a Barbania (provincia di Torino) il 4 gennaio 1776. Muore a Torino il 9 marzo 1852. A diciotto anni si laurea in legge presso la Regia Università di Torino. Due anni dopo, con ingresso di Napoleone Bonaparte in città, abbandona la carriera notarile e si arruola nell’esercito francese (27 legère). Inizia così una rapida carriera militare: nella Prima Campagna d’Italia (1797) a Mantova al fianco di Gioachino Murat; nella Seconda Campagna d’Italia (1800) a Marengo, poi comandante degli Ussari Piemontesi; quindi al fianco del generale Colli capo di Stato Maggiore della Divisione Piemontese dell’Armata d’Italia. Questa brillante carriera militare nell’esercito francese gli apre le porte della carriera diplomatica al servizio del Primo Console.

Drovetti viene nominato (1802) sottocommissario alle relazioni commerciale ad Alessandria d’Egitto. Arrivato ad Alessandria trova il paese in una grave situazione politica ed economica: terminata la Campagna d’Egitto dell’Armée del Bonaparte, gli Inglesi con l’appoggio dei Mamelucchi, premono per conquistarlo e toglierlo così al controllo dei Turchi. L’abilità del giovane piemontese è quella di individuare, in questa situazione confusa e di guerra civile, nell’albanese Mohamed Ali, inviato in Egitto come ufficiale della Spedizione Turca contro i Francesi (1799) la figura emergente e fondamentale per la formazione e lo sviluppo dell’Egitto moderno. Consigliato e aiutato da Bernardino Drovetti – nominato nel frattempo da Napoleone Console Generale d’Egitto (1811), Mohammed Ali riconosciuto come Viceré d’Egitto (1806), riesce a cacciare gli inglesi (1807), sedare la guerra civile (1811), fondare e addestrare un esercito e poi una flotta egiziana (1815), sviluppare la medicina e con l’aiuto di medici francese aprire ospedali e vaccinare la popolazione contro il colera; istituire scuole con docenti francesi per la formazione di giovani egiziani; sviluppare l’agricoltura e il commercio favorendo gli scambi con la Francia .

In questi anni Drovetti compie un primo viaggio alle Grandi piramidi di El-Giza per accompagnare François-René de Chateaubriand (1806-1807) durante il suo viaggio in Oriente da Parigi a Gerusalemme, insieme visitano anche “altri luoghi curiosi”. Il primo viaggio nell’Alto Egitto lungo la valle del Nilo il Console lo fa accompagnando il colonnello Vincent Boutin inviato da Napoleone a controllare la situazione del paese (1811). Con la caduta di Napoleone (1814) Drovetti perde l’incarico diplomatico. Per vari motivi personali e per il nascente interesse per le antichità del paese, egli mantiene la sua residenza in Egitto. Libero da incarichi ufficiali si dedica ai viaggi: con il mineralogista Frédéric Cailliaud visita le oasi tebane di Dakhla e Kharga (1819) e con il geografo Edme-François Jomard nell’oasi di Siwa (1820). La pubblicazione che ne segue gli valse il titolo di membro della Regia Accademia delle Scienze di Torino.

Amplia moltissimo la ricerca di antichità aiutato del marsigliese Jean Jacques Rifaud e del piemontese Antonio Lebolo e del dragomanno Giuseppe Rosignani . L’area di scavo iniziale (1816-1823) è la zona tebana: i grandi templi- chiamati palazzi- di Karnak e Luxor e le necropoli ad ovest del Nilo; successivamente (1823-25) sposta gli scavi nel Fajium e a Tanis nel Basso Egitto . In pochi anni il Drovetti recupera, a sue spese, una notevole quantità di antichità del periodo faraonico: statue, steli, mummie, papiri e vari oggetti di uso quotidiano. Ancora in Egitto la collezione viene apprezzata da diversi viaggiatori europei tra i quali il conte Auguste de Forbin (1818), direttore dei Musei Reali di Francia e inviato in Egitto per acquistare antichità per il suo museo. Egli apre con il Drovetti una trattativa per la vendita della collezione alla Francia, alla quale si oppone l’anno seguente il viaggiatore piemontese Carlo Vidua di passaggio in Egitto. Egli, affascinato dalla collezione del Drovetti, scrive al conte Prospero Balbo “la più copiosa e la più ricca raccolta di antichità, pensando alla rarità e al merito di questa Collezione affinché il Piemonte non sia defraudato da un museo riunito da un Piemontese”.

L’atto d’acquisto viene firmato da Carlo Felice il 24 gennaio 1824. Le casse con le antichità arrivano a Torino nella primavera dello stesso anno e depositate presso l’Accademia delle Scienze. Viene così aperto al pubblico il primo Museo di Antichità Egizie del mondo insieme ai reperti precedentemente recuperati in Egitto da Vitaliano Donati. Tra i primi visitatori arriva lo studioso francese e il decifratore dei geroglifici Jean François Champollion (giugno 1824-marzo 1825). I suoi studi affiancati a quelli dello studioso orientalista Amedeo Peyron portano alla nascita a Torino di nuova scienza: l’egittologia. Il secolo successivo il museo viene ampliato dagli scavi condotti in Egitto da Ernesto Schaparelli e da Giovanni Marro. Il Drovetti venne nuovamente nominato Console generale di Francia dal re Luigi XVIII ( 1821-29). Durante questo secondo mandato egli svolge un ruolo diplomatico importante nella guerra in Morea (1828), assume la gerenza del consolato generale di Russia (1821-27), raduna una seconda collezione di antichità venduta (1827) al Louvre, accoglie in Egitto la prima vera spedizione archeologica Franco-Toscana con a capo J.F. Champollion e Ippolito Rosellini ( 1827). Per motivi di salute chiede il congedo e rientra in Europa (1829) dove vive gli ultimi venti anni viaggiando in Italia e in Europa e soggiornando a lungo a Barbania e Torino. La tomba del Drovetti, che si trova a Torino nel Cimitero Monumentale e lo scultore G.Albertoni lo raffigura in un’erma di stile egittizzante.