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Sui ghiacciai delle Alpi perdite di volume record: “Tra il 5 e il 10% del totale, a fine inverno sabbia sahariana depositata sulle cime”

BOLZANO. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sempre più evidenti e, forse, quasi irreparabili. Sui ghiacciai poi questi effetti sono ancora più esasperati. “Lo scarso accumulo nivale invernale in combinazione con le temperature al di sopra delle medie registrate a inizio estate e con il consistente strato di sabbia sahariana depositatosi sui ghiacciai a fine inverno, hanno portato quest’anno a un forte anticipo nello scioglimento della neve stagionale”, riferisce il direttore dell’Ufficio provinciale idrologia e dighe, Roberto Dinale.

Per l’appunto i ghiacciai altoatesini non avevano mai vissuto un “Glacier Loss Day” tanto anticipato, il giorno dell’anno a partire dal quale essi continuano a perdere massa fino alla stagione fredda successiva: “Dal 20 giugno circa in poi il bilancio di massa dei ghiacciai si è fatto di giorno in giorno più negativo, a inizio luglio circa i due terzi della superficie glaciale era già priva di neve”.

I numeri e le previsioni sono impietosi, secondo gli esperti i ghiacciai più piccoli scompariranno entro 10-20 anni mentre quelli più grandi avranno perso circa la metà del loro volume attuale. Le proiezioni climatologiche mostrano come, nel prossimo futuro, perdite di massa come quelle di quest’anno saranno sempre più frequenti.

Per via del perdurare del clima molto caldo, unitamente all’elevata umidità dell’aria e all‘assenza di precipitazioni nevose degne di nota, lo scioglimento dei ghiacciai è stato molto intenso durante tutta la stagione di ablazione, che comprende tutti quei processi che producono la perdita di massa dei ghiacciai, come lo scioglimento, l’evaporazione o anche la sublimazione. “Il mese di luglio 2022 – riassume Dinale – è stato, sulle Alpi orientali, verosimilmente il mese con la più grande perdita di massa glaciale a memoria d’uomo”.

Sulla Vedretta Lunga in Val Martello, sul Ghiacciaio di Malavalle in Val Ridanna e sulla Vedretta occidentale di Ries in Valle di Riva di Tures sono stati misurati i bilanci di massa più negativi dall’inizio delle osservazioni, rispettivamente: meno 3.408 chili di acqua al metro quadro, meno 3.174 chili di acqua al metro quadro e meno 2.487 chili di acqua al metro quadro. “Questi valori – sottolinea Dinale – sono più negativi anche di quelli dell’estate 2003 allora prontamente denominata come estate del secolo. I risultati sono ancor più significativi, se si pensa che alle enormi perdite di massa del 2022 hanno contributo in modo relativamente limitato le quote più basse, importanti nel 2003, dove oggi le superfici glaciali risultano fortemente ridotte rispetto al passato”, sottolinea il glaciologo.

La Vedretta Lunga, il Ghiacciaio di Malavalle e la Vedretta occidentale di Ries registrano quest’anno perdite di volume record dell’ordine del 5-10% del rispettivo totale: “Per rendere comprensibile questo dato, solo il Ghiacciaio di Malavalle, il ghiacciaio più grande dell’Alto Adige, ha perso 18,8 milioni di metri cubi d’acqua, pari a circa un anno e mezzo del consumo di acqua potabile della città di Bolzano”, spiega Dinale.

Nell’estate 2022 la neve caduta nell’inverno precedente è andata completamente persa e così l’Accumulation Area Ratio (Aar), ossia la percentuale di ghiacciaio coperta da neve al termine dell’anno idrologico, è risultato nullo. Di conseguenza non è stato possibile collocare entro i limiti dei ghiacciai la relativa quota di equilibrio (Equilibrium Line Altitude). Quest’ultima rappresenta la linea lungo la quale, al termine dell’estate, accumulo e ablazione si equivalgono.