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Svelata la nuova classifica dei migliori cocktail bar al mondo e l’Italia è sempre più presente

La sera più attesa per la bar industry globale, uno dei momenti più seguiti e più celebrati. Parliamo della fatidica classifica dei World 50 Best Bars, la cui proclamazione finale quest’anno si è svolta a Barcellona nella nottata di ieri. Un momento che arriva al settore come culmine di un anno di lavoro, traguardi, risultati e collaborazioni proficue, ma allo stesso tempo anche al consumatore finale. Il settore beverage non può contare su una guida Michelin e così questa resta ad oggi la classifica più popolare, blasonata e richiesta per il panorama dei cocktail bars internazionali. Come si fa a scalare la vetta? Sulla carta ci sono una serie di step che sembrano fondamentali per avere perlomeno accesso ad una massa critica che si occupa appunto di selezionare, testare e valutare ogni singolo locale. Al momento però quello che ci interessa è sapere chi si è aggiudicato la prima posizione e quindi il titolo di miglior bar del mondo e chi è nella rosa delle prime posizioni. 

Dopo anni di innumerevoli apprezzamenti e riconoscimenti, una miscelazione particolarmente identitaria e un locale con un servizio e un imprinting diversi da tutto, il Paradiso di Barcellona è finalmente al primo posto. La creatura di Giacomo Giannotti, con tutte le sue stranezze, ha finalmente raggiunto la cima più alta. Drink che si trasformano in ghiaccio, colonne fumanti che nascondono drink colore fluo, bicchieri di vetro soffiato o a forma di cono gelato, cocktail che ricordano bottiglie di vino: la creatività di Giannotti non ha limite. E tra gli obbiettivi del Paradiso c’è esattamente questo: far divertire la gente. Trascorrere una sera al bancone di questo speakeasy – perchè si, l’ingresso si nasconde dietro la porta di una cella frigorifera di un normale pastrami bar –  è un po’ come entrare in un grande lunapark della miscelazione. Pronti a salire in giostra?
Al secondo posto in posizione invariata rispetto all’anno scorso ritroviamo il prodotto di Alex Kratena e Monica Berg: Tayer+Elementary. Un concept che a differenza di Paradiso è probabilmente più apprezzato dal mondo della industry del bar che non da un’utenza qualunque per tipologia di lavorazioni, approccio al cliente, design. Si tratta quasi più di un laboratorio sperimentale che di cocktail bar con servizio canonico. Particolarmente rilevante è il terzo posto di Sips Barcellona, con un’ascesa verso il podio strabiliante in soli pochi mesi d’apertura. Dalla 37esima posizione del 2021 al podio, il locale di Simone Caporale e Marc Alvarez non delude. D’altro canto due personaggi così emblematici della mixology degli ultimi 10 anni non potevano non concepire un bar assolutamente d’avanguardia sotto tutti i punti di vista. Tecniche di ultima generazione, macchina di alta precisione e  design, estetica per sottrazione e una struttura del bar – sala che ribalta i canoni classici del servizio. La station è centrale, tutto il personale può essere contemporaneamente dietro al bancone e sul floor senza aver paura di restare circoscritto a una zona o a una mansione. Un concetto particolarmente più fluido, coronato da prezzi accessibili e un’atmosfera informale.
Passate le medaglie una nota di merito va indubbiamente a chi, tra gli altri, continua con successo e senza sosta ad avvicinarsi sempre di più alle prime posizioni. È il caso di Drink Kong, che l’anno scorso non era nemmeno nel roaster dei primi 50 mentre nel 2022 si colloca in 16esima posizione. Batte quindi The Clumsies, Baba au Rum, Attaboy, Maybe Sammy tutti nomi particolarmente più conosciuti nel mondo. Evidentemente Patrick Pistolesi, la sua squadra e le sue scelte risultano più vincenti di altre. E una delle ragioni che contribuisce a fare la differenza è sicuramente l’atmosfera cino-giapponese fatta di pareti nere e neon blu e fucsia che lo rende un ambiente sofisticato, underground e contemporaneo. Anche qui la tendenza è creare drink sempre più minimalisti ed essenziali lavorando su tecniche di ridistillazione autonoma e personalizzazione massima del prodotto finale. Si passa a Firenze, con il Locale, che dalla posizione 51 balza al numero 39. Non c’è che dire, Matteo Di Ienno, bar manager del gruppo da più di sei anni, ha lavorato di fino non solo su un concetto di ospitalità e atmosfera particolarmente ricercate ma su una proposta drink costantemente in evoluzione. Per via della stagionalità degli ingredienti, che tiene viva e in perenne dinamismo la carta cocktail, ma anche per l’uso massiccio di fermentati e home made che da sempre caratterizzano il suo stile di miscelazione. Poco sopra Locale, alla posizione 35 ritroviamo una vecchia conoscenza, il 1930. Anche se in questo caso la posizione è peggiorata rispetto al 2021 (ha perso 15 nomine) lo speakeasy di Flavio Angiolillo e Marco Russo continua ad essere un unicum a Milano e in Italia.
Ma il panorama dei connazionali presenti nella classifica entro i primi cento al mondo include anche chi si era forse bruciato alcune tappe troppo velocemente, come ad esempio l’inimitabile Camparino. Dall’essere 27esimo bar al mondo scende alla 73esima posizione, restando chiaramente in un empireo dorato ma un po’ meno blasonato. E in questa zona si ritrova il The Court, ovvero il cocktail bar con in assoluto una delle terrazze più incredibili di Roma, esattamente fronte al Colosseo. Matteo Zed ha saputo prendere in mano la situazione di questo bar d’albergo di recente apertura e farne in pochi anni uno dei punti di riferimento più esclusivi per il bere miscelato romano. Last bu not least, e per altro si tratta di uno dei locali più longevi della storia dei bar italiani, Freni e Frizioni brinda alla sua 86esima posizione. Un format che non muore mai e di cui non sembra essere mai stanchi per quella giusta dose di informalità e anarchia che va però di passi passo con la qualità e la voglia di fare sempre bene.

Trovate la classifica completa dei World 50 Best Bars 2022 qui