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''Ti voglio bene mamma, perdonami'', le parole su un biglietto. Il figlio ha lasciato il Trentino per combattere in Ucraina: ''Sono orgogliosa ma ho un grande dolore e paura''

''Ti voglio bene mamma, perdonami'', le parole su un biglietto. Il figlio ha lasciato il Trentino per combattere in Ucraina: ''Sono orgogliosa ma ho un grande dolore e paura''

TRENTO. "Ti voglio tanto bene mamma. Non potevo fare altro, perdonami". Questo il biglietto trovato a casa da Angela Kotyk. La psicologa presidente dell'associazione trentina "Aiutiamoli a vivere" ricorda con grande commozione il 12 marzo dell'anno scorso. E' appena rientrata dal lavoro e il figlio ha lasciato un messaggio. E' partito per il fronte, per difendere il Paese dopo l'invasione della Russia, il conflitto scatenato quasi 12 mesi fa, il 24 febbraio. 

"E' il mio unico figlio, l'ho cresciuto da sola con mia mamma perché è orfano di padre: sono orgogliosa - dice Kotyk - ma dentro di me ho un grande dolore e tanta paura. Non spengo mai il cellulare, ogni mattina e ogni sera aspetto un suo messaggio per sapere che è vivo". E' arrivata in Italia nel 2002, mentre il figlio Vitalik l'ha raggiunta nel 2012 dopo la laurea alla facoltà di Giurisprudenza in Ucraina.

In Trentino il 35enne ha svolto alcuni lavori nel settore agricoli, poi nella ristorazione e come barista. Tutto è cambiato con la guerra e dopo 8 anni la scelta di ripartire per ritornare in Ucraina. La decisione scritta sul biglietto, lasciato in camera vicino al computer. Il 35enne è andato a combattere per difendere il suo Paese.

"Ci sentiamo italiani e ucraina ma lì ci sono tanti suoi amici e avevo visto la sofferenza sul suo volto in quei giorni", aggiunge Kotyk. "Poi ho trovato il biglietto, un duro colpo. Ho provato a chiamarlo ma aveva il telefono spento e siamo riusciti a sentirci il giorno dopo quando aveva varcato il confine: mi ha detto che gli dispiaceva di avermi deluso e di essere andato via senza salutare ma ha aggiunto che era l'unica soluzione. Mi ha anche detto che vuole difendere la tomba della nonna, era molto attaccato a mia mamma che ci ha lasciato qualche anno fa".

La legge non permette di lasciare il Paese e quindi è stata lei a dover raggiungere il figlio in Ucraina. "L'ho abbracciato dopo 9 mesi quando abbiamo portato alcuni aiuti umanitari all'orfanatrofio di Černihiv. E' stata una sorpresa organizzata da mio fratello che è rimasto in Ucraina e lavora in ospedale", dice Kotyk a Il Dolomiti con la voce rotta e gli occhi lucidi. "Abbiamo pianto e abbiamo parlato, mi ha mostrato alcune immagini e che ho fatto grande fatica a guardare perché veramente dure. E' un ragazzo che è riuscito a rimanere psicologicamente forte nonostante quello che ha visto e che vissuto in questi mesi. Sono stata lì qualche giorno e la vita continua ma faccio fatica a esprimere le paura delle sirene, del buio e degli scoppi, il panico che ho provato a dovermi nascondere. E' stato impressionante vedere bambini piccoli che già capiscono se bisogna scappare negli scantinati oppure se un'allerta passeggera".

A colpire il 35enne è stata soprattutto la difficoltà e la paura che affrontano i bambini che "muoiono e che cerca di salvare. E' una situazione brutta ma vedere i più piccoli che soffrono è particolarmente doloroso. Mi ha riferito di molti episodi e l'ho trovato cambiato e maturato ma percepito la sua sofferenza in alcune risposte". Non solo per questo e non solo per chiedere la pace, l'associazione che guida è scesa in piazza Battisti a Trento (Qui articolo). 

"Ci siamo trovati per ricordare i bambini morti durante questo terribile conflitto. Ma anche per raccogliere i giochi da inviare in Ucraina e portare un sorriso ai bimbi feriti e orfani che vivono sotto i bombardamenti". L'associazione trentina "Aiutiamoli a vivere" è un'organizzazione di volontariato che opera nel campo degli aiuti umanitari e nell’assistenza a medio e lungo termine, attiva mediante iniziative di solidarietà nei confronti delle persone e in particolar modo dei bambini che versano in precarie condizioni di vita.

Questa realtà è impegnata da decenni nella realizzazione di progetti solidali, come l’accoglienza temporanea in Italia, chiamata anche "vacanza di risanamento", di bambini bielorussi provenienti dalle regioni che tutt’ora subiscono gli effetti della catastrofe nucleare di Chernobyl.

Il conflitto in Ucraina a seguito dell'invasione della Russia è anche giovani cresciuti in Italia che partono per non lasciare i propri cari da soli. "Sono ottimisti, difendono la nostra terra. C'è una grande forza e sono orgogliosa di mio figlio. Naturalmente ho paura e provo un grande dolore. E' sempre difficile vedere la camera vuota", conclude Kotyk.