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Torino, licenziata dopo la seconda maternità, ora può tornare al lavoro

Era stata lasciata a casa dal lavoro dopo la seconda maternità. Ora, però, Katia Pellegrino, 39 anni, potrà tornare come dipendente alla Emmecitecnica di Leinì, in provincia di Torino. L’azienda aveva giustificato il provvedimento tirando in ballo l'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia, che avrebbero richiesto un «taglio» delle risorse. 

Katia Pellegrino, che lavorava alla Emmecitecnica da quando aveva 21 anni, aveva quindi deciso di non ritirare la lettera di licenziamento e di rendere pubblica la decisione dei suoi datori di lavoro, scatenando una serie di proteste, sostenute dai sindacalisti della Uilm e da Elly Schlein, candidata alla segreteria del Pd. L’azienda, però, aveva ribadito le sue intenzioni anche durante l’incontro con i sindacati, senza neppure valutare le proposte dei due funzionari della Uilm che stavano conducendo la trattativa per il reintegro.

Nelle ultime ore, però, il dietrofront: la Emmecitecnica si è dichiarata «disponibile a proseguire una seria trattativa per cercare eventuali alternative» e, dopo un tavolo di 3 ore, l’azienda (che ha proposto pure una riduzione dell’orario di lavoro a part time) ha accettato la reintroduzione della dipendente.

Katia Pellegrino, però, non tornerà al ruolo che ricopriva prima della seconda maternità – si occupava del settore commerciale e curava i rapporti con clienti e fornitori -: riprenderà a lavorare come segretaria, la mansione che le era stata assegnata al rientro dalla prima maternità. Secondo lei, il licenziamento era stato solo l’ultimo atto di un progressivo demansionamento. 

«Ad un certo punto ero pessimista», ha raccontato a La Stampa. «Ma ho sperato fino all’ultimo che le cose potessero cambiare. Almeno ora so che potrò continuare ad avere un lavoro e uno stipendio». E ancora: ««Ho visto troppe persone accettare soprusi senza avere la forza o il coraggio di reagire. Ora spero che non sarà più così. Anzi, vorrei che la mia vicenda servisse da esempio. Ovvero, se una persona viene licenziata senza un giusto motivo deve potersi difendere. E deve poter anche contare su un punto di riferimento».

«Siamo lieti che sia prevalso il buonsenso delle parti e che l'azienda abbia ritirato il licenziamento», commenta la Uilm. «La lavoratrice, nostra delegata sindacale, rientra in azienda e mantiene il suo salario. È importante che per il futuro l'azienda si sia impegnata a non procedere ad alcun licenziamento, individuale o collettivo, senza prima confrontarsi con il sindacato».

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