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Trento Doc Festival, per Re di Revì l'anteprima nelle sale di Castel Beseno: il fuoriclasse della famiglia Malfer conquista la critica enologica più selettiva

Ha giocato la carta dell’anteprima della kermesse spumantistica di questi giorni, dimostrando innata autorevolezza. Lo ha fatto proponendo una degustazione nelle sale di Castel Beseno, il maniero più imponente del Trentino, baluardo di storia e da ieri assurto anche a simbolo della briosità degli spumanti che hanno Trento come rafforzativo della DOC. Scenografia degna del nome che campeggia sulle bottiglie: Re di Revì. Indubbiamente un fuoriclasse, impegnativo e decisamente convincente nella sua doverosa regale impostazione. 

Spumante classico Made in Aldeno, borgo definito da Luigi Veronelli ‘l’Epernay d’Italia’,  tra le viti sul pendio del Bondone e dunque territorio dominato proprio dall’imponenza del castello dove sono state stappate le primissime bottiglie di questo Re delle bollicine trentine. Austero, importante già nel nome. Meticolosamente elaborato dalla famiglia Malfer, 40 anni di attività spumantistica alle spalle, la regia di Paolo ‘il fondatore’ che poi coinvolge tutti i suoi cari, moglie Carmen compresa, trasferendo intuizioni viti-enologiche e la passione per i vini mossi ai figli Giacomo e Stefano, rispettando tempi e modi per produrre vini d’alta gamma. Senza alcuna fretta, senza strafare. Omaggiando pure il marchio scelto dai Malfer per caratterizzare la loro azienda Revì, il cui nome deriva da un toponimo aldenese che, secondo la leggenda, era la zona vocata alla coltivazione della vite e dalla quale si otteneva un vino sopraffino, decisamente regale: il Revin, dunque Revì. Definizione perfettamente calzante per l’ultimo nato degli spumanti dei Malfer.

Re, di nome e di blasone spumantistico. Nasce da una sapiente cuvèe di Chardonnay e Pinot nero, meticolosamente impostate nella cantina di Casa Malfer, messo in bottiglia per la lenta, lentissima naturale ‘presa di spuma’. Che è durata ben 100 mesi! Un affinamento che solo i vini indomiti possono permettersi. Specialmente se il vino - come questo - deve onorare la nomea dell’azienda e il suo indiscutibile ruolo regale.

Il suo prestigio è stato confermato da una schiera di esperti sommelier in una degustazione guidata da Roberto Anesi, l’assaggiatore di spumanti tra i più importanti d’Europa, prima di assaporare una sequenza di piatti curati da Peter Brunel e dal suo staff, piccole sfiziosità in sintonia con il carattere del vino protagonista dell’evento. 

Gli esperti degustatori hanno scovato nelle fragranze e nel carattere del Re di Revì sfumature d’incenso, aromi di frutta esotica, speziature orientali e timbri aromatici decisamente dolomitici, specialmente nel nerbo gustativo, una freschezza alpina perfettamente bilanciata con la caratura dell’affinamento, l’intensità dell’agilità, come dire: 100 mesi e non sentirli. Coinvolgente a partire dal colore luminoso, l’oro e la grazia della sua veste cromatica per un vino emozionante. E ancora. Cipiglio da fuoriclasse della vivacità vinaria, perfettamente dritto e affilato, con intrinseca energia gustativa molto più pronunciata della sua altrettanta variegata gamma aromatica, fitto di richiami floreali ( pure di pepe bianco ) e un finale, lungo, che rilancia nuances di cedro e mandarino. Insomma, un gran bel bere. Non a caso ha già conquistato la critica enologica più selettiva, a partire dai Tre Bicchieri del Gambero Rosso.