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Uccisa per un cappello | A 16 anni è una delle 450 vittime (ma potrebbero essere molt* di più)

Dopo l’uccisione durante la protesta ora il regime chiede un riscatto alla famiglia affinché possa avere il corpo senza vita di Mahak

Continua la scia di sangue in Iran, dove un’altra donna è morta in occasione delle proteste.

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Questa volta a morire è Mahak Hashemi, una ragazza di soli 16 anni morta per mano della polizia iraniana.

A fornire maggiori dettagli sono stati gli attivisti che si trovavano con lei a Shiraz al momento delle proteste.

Uccisa a manganellate perché portava un cappello al posto del velo: Mahak è l’ennesima vittima in Iran

Come anticipato i dettagli sull’uccisione di Mahak sono strati forniti dagli attivisti del sito Iran International.

La sedicenne sarebbe stata uccisa a manganellate dalle forze dell’ordine iraniane lo scorso 24 novembre.

“Il nome di questa bellissima ragazza iraniana è Mahak Hashemi”, si legge sul profilo Twitter dell’attivista Masih Alinejad, che ha postato uno scatto che la ritrae senza velo ma con un cappello di baseball in testa.

“È stata selvaggiamente uccisa a manganellate dal regime islamico mentre protestava a Shiraz – ha proseguito l’attivista -. Il regime ha persino chiesto un riscatto alla sua famiglia per restituire loro il suo cadavere. Gli iraniani stanno letteralmente morendo per la libertà”.

The name of this beautiful Iranian girl is #MahakHashemi. She was savagely killed with batons by the Islamist regime while she was protesting in #Shiraz

The regime even demanded ransom from her family to return her dead body. Iranians are literally dying for freedom#MahsaAmini pic.twitter.com/3Ml2kmXB77

— Masih Alinejad 🏳️ (@AlinejadMasih) November 28, 2022

 Quella di Mahak è l’ennesima uccisione in Iran nell’ambito delle proteste scoppiate per la morte di Masha Amini, per cui i medici legali iraniani stanno addirittura arrivando a dichiarare che sia deceduta per malattia e non per mano della polizia iraniana.

Solo lo scorso ottobre, infatti, un’altra giovane ragazza iraniana, la studentessa Asra Panahi, di 16 anni, morì a seguito di un brutale pestaggio delle forze dell’ordine perché lei, assieme ad altre compagne, si erano rifiutate di intonare un inno alla Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei.

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Solo il mese prima, il 20 settembre, era stato il turno di un’altra 16enne iraniana, Nika Shahkarami, anche lei deceduta durante le proteste per la morte di Masha Amini.

A riferire maggiori dettagli era stata la CNN, che aveva realizzato un’inchiesta raccogliendo varie testimonianze secondo le quali la ragazza sarebbe stata catturata e aggredita da alcuni membri della Guardie della Rivoluzione in borghese mentre prendeva parte a una manifestazione a Teheran bruciando il suo velo.

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Ma non è finita: per la morte di un’altra 16enne, Sarina Esmailzadeh, uccisa anche lei in occasione delle proteste colpita alla testa sempre dalle brutali forze dell’ordine iraniane, è stato dichiarato che sia morta suicidandosi dalla finestra.

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Un atto di copertura da parte del regime che sta tentando, invano, di classificare le morti di queste giovani donne come accidentali o dovute a motivi non riconducibili alle proteste, nella speranza di bloccare l’ondata di proteste che continua ad infiammare il paese.

Un’altra ragazza ancora, la 20enne Hadith Najafi, è stata uccisa dalle forze di sicurezza iraniane dopo essere scesa in piazza assieme ad altre migliaia di donne per protestare contro l’omicidio di Masha Amini.

Proprio lei era diventata uno dei simboli delle proteste in Iran.

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La ragazza è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco mentre prendeva parte alle proteste nella città di Karaj.

Questi, purtroppo, solo solo alcuni dei nomi, o meglio quelli simbolo, delle giovani e dei giovani manifestanti uccisi durante le proteste in Iran.

Almeno 448 i decessi durante le proteste in Iran, 14mila gli arresti

Nella giornata di ieri la Repubblica Islamica sembra aver riconosciuto ufficialmente il pesantissimo bilancio delle ultime proteste e decessi in Iran.

Dopo due mesi di manifestazioni sarebbero almeno 300 i morti secondo il regime: un dato non esatto ma non troppo lontano da quello fornito dalla ONG Iran Human Rights, con sede a Oslo, secondo cui i manifestanti uccisi sarebbero almeno 448, fra i quali 29 donne e 60 minori.

Sale invece a oltre 14mila il numero degli iraniani tratti in arresto per le proteste, in un clima di fortissima repressione dove persino il deputato Jalal Mahmpudzadeh, rappresentante della città curda di Mahabad, che in Parlamento ha chiesto conto delle uccisioni e delle politiche repressive in atto:

“Qual è il motivo delle incursioni notturne nelle case e della distruzione delle auto, della scrittura di slogan sui muri degli edifici residenziali e della creazione di terrore, dell’istituzione di numerosi posti di blocco all’ingresso delle città curde e dell’ispezione degli effetti personali delle persone?”, ha chiesto in Parlamento, chiedendo inoltre di identificare coloro i quali hanno utilizzato proiettili veri nelle proteste causando l’uccisione di centinaia di manifestanti.

“Ma purtroppo, invece di perseguire i diritti delle persone, la magistratura mi ha sorprendentemente citato in giudizio”, ha reso noto il politico.

Bisognerà attendere per comprendere cosa ci sia dietro la mossa del governo iraniano, e nel frattempo arrivano altri elementi agghiaccianti che emergono dall’inchiesta della CNN, la quale ha raccolto al confine con l’Iraq testimonianze agghiaccianti di manifestanti abusati sessualmente in carcere.