Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Umberto Bossi e gli altri: chi è stato eletto davvero in Parlamento?

L'81enne Umberto Bossi torna in Parlamento. Dopo 48 ore a raccontare che ne era uscito. Sarebbe meglio dire che ci rimane perché la sua prima elezione a senatore risale al 1987. Fra Camera e Senato è la sua nona legislatura e ne ha fatte tre da europarlamentare, 35 anni ininterrotti. Pare che nemmeno lui fosse del tutto convinto di rientrare, viste le condizioni di salute, precarie dall'ictus del 2004. Invece un posto per lui c'è anche dopo le elezioni di questo settembre 2022.

«Umberto, te lo confermo: sei stato eletto. Il Viminale ha rivisto il risultato dandomi ragione» gli ha spiegato Roberto Calderoli, altro storico esponente della Lega. «Il Viminale ha preso un grosso granchio. Ha dato una interpretazione sbagliata della legge elettorale, attribuendo in modo errato i resti. Ho chiesto che provvedessero direttamente a correggere gli errori in autotutela».

Il caso di Bossi è clamoroso perché era subito diventato emblema del crollo della Lega. Non è l'unico però. Chi andrà per certo in Parlamento non è ancora del tutto detto. Come Bossi rientra anche il tesoriere leghista Giulio Centemero perché la Lega acquista due seggi in Lombardia perdendone due in Emilia-Romagna e Sicilia, dove entrano esponenti di altri partiti.

Il Ministero dell'Interno ha fatto una revisione su indicazione dell’Ufficio elettorale della Corte di Cassazione che deve proclamare gli eletti. Lucia Annibali, deputata uscente di Italia viva, sembrava eletta, ma non lo è. In Emilia-Romagna e nel Lazio sono rientrati i deputati Pd Andrea Rossi e Andrea Casu. In Umbria il democratico Pier Luigi Spiranelli lascia il posto a Emma Pavanelli del M5S, la forzista Catia Polidori quello di Chiara La Porta di Fratelli d'Italia e così via per decine di casi in tutta Italia.

A mettere in crisi il sistema delle assegnazioni sono state diverse variabili della legge elettorale. La prima è quella delle candidature plurime: con persone candidate in più collegi e diverse circoscrizioni, le assegnazioni vanno a scalare in base a dove è stato eletto il pluricandidato. Resta invariato il numero dei seggi attribuiti, a livello nazionale, a coalizioni e liste.

C'è poi la questione dei resti: l'errore starebbe in uno dei passaggi, l'attribuzione dei voti dei partiti che non hanno superato il 3%. La legge elettorale prevede che quando un partito dentro una coalizione prende più dell’1% delle preferenze e meno del 3%, che è la soglia per entrare in Parlamento, i suoi voti debbano essere ripartiti dentro la sua coalizione.

Questa attribuzione non ci sarebbe stata nella prima conta dei voti. Uno dei partiti non arrivato al 3% è +Europa che ha chiesto il riconteggio visto lo scarto minimo per arrivare a questa quota. Questi errori rafforzano la posizione del partito di Emma Bonino nella richiesta di riconteggio. Chi andrà davvero in Parlamento lo vedremo dal 10 ottobre in poi.

Altre storie di Vanity Fair che vi potrebbero interessare:

- Andrea Giambruno, compagno di Giorgia Meloni: «Non sono di sinistra: era una battuta»

- Perché Giorgia Meloni è fissata con Il signore degli anelli?

- Amici e nemici di Giorgia Meloni: cosa pensa il resto del mondo delle elezioni italiane?