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Umberto Esposito lasciato morire legato a un albero, processo da rifare per due fidanzati

Il caso / Latina

Per il delitto del 2017 Fabrizio Faiola e Georgeta Vaceanu sono stati condannati in primo e secondo grado. La Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio

Il processo per l'omicidio di Umberto Esposito, l'imprenditore romano di ottantadue anni trovato morto a marzo 2017 nelle campagne di Terracina (Latina) è da rifare. Per il sequestro e l’omicidio sono stati condannati Fabrizio Faiola, 36enne di Fondi, e la sua compagna Georgeta Vaceanu, 26enne di origine romena, (30 anni lui e 19 anni lei) ma adesso la Cassazione ha accolto il ricorso sul verdetto della Corte di assise di appello e ha annullato la sentenza con rinvio ad altra sezione.

Secondo l'accusa, i due imputati hanno prima sedato Esposito, poi lo hanno portato in una zona isolata alla periferia di Terracina e lo hanno lasciato morire legato a un albero. Il movente dell'atroce delitto sarebbe economico. L’uomo da tempo supportava le necessità economiche della Vaceanu dandole denaro e facendole regali. Lei e la fidanzata si sarebbero impossessati anche delle carte di credito della vittima per fare prelievi di denaro e acquisti.

Faiola e la fidanzata sono stati riconosciuti colpevoli in primo e secondo grado. In appello è stata confermata la condanna a 30 anni di reclusione per Faiola, mentre è stata ridotta a 19 anni di carcere la pena per Vacenau con la concessione delle attenuanti generiche. La Cassazione adesso ha accolto l’eccezione presentata dai legali dei due imputati, gli avvocati Maurizio Forte e Benedetta Orticelli, rinviando gli atti ad altra sezione della Corte di appello per un nuovo processo.

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