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Vaccino bivalente anti-Covid: come funziona, quali vantaggi ha e perché quest'autunno è importante (ri)considerarlo

Potranno essere somministrati come quarta dose a distanza di almeno 120 giorni dalla terza dose o da un'infezione da SARS-CoV-2. Oppure come terza dose, per chi ha già concluso il primo ciclo di vaccinazione. I nuovi vaccini bivalenti aggiornati a Omicron BA.1 e BA4-BA.5 sono già disponibili in Italia, nell'ambito della campagna vaccinale con la quarta dose, come evidenzia una nuova circolare del Ministero della Salute dal titolo Aggiornamento delle indicazioni sull'utilizzo dei vaccini a m-RNA bivalenti.

Fortemente consigliati soprattutto ai soggetti fragili, al personale sanitario e alla popolazione sopra i 60 anni, potranno essere somministrati «su richiesta», come si evidenza dal documento ministeriale, anche a tutti i soggetti di almeno 12 anni di età ed essere resi disponibili su richiesta dell'interessato anche come seconda dose di richiamo.

Fino a questo momento, la percentuale di persone che hanno richiesto la quarta dose è molto bassa e si attesta attorno al 16,75 per cento di tutta la popolazione nella possibilità di farla.
Tra le ragioni di questo tiepido interesse ci sarebbe una carenza di informazione sulla funzione e sui vantaggi dei vaccini bivalenti, nonché una serie di false credenze che tendono ancora ad allontanare anziché avvicinare all'importanza della vaccinazione.

Per saperne di più, capire come nascono questi vaccini anti-Covid bivalenti e perché quest'inverno possono rivelarsi determinanti nella lotta contro il virus, abbiamo intervistato l'epidemiologa Cinzia Marano, Direttore Scientifico italiano dell'azienda biotech Moderna, produttrice del vaccino Spikevax, oggi disponibile anche in versione aggiornata.

In che senso i nuovi vaccini bivalenti anti-Covid possono essere considerati innovativi?
«Perché consistono in un “aggiornamento” del vaccino monovalente che abbiamo utilizzato fino ad ora. Quest’ultimo contiene il ceppo Wuhan, ovvero il ceppo originario del virus che fu isolato nel 2019, a inizio pandemia. Da tale ceppo, in questi due anni, abbiamo osservato il generarsi di una serie di varianti. Benché il vaccino monovalente che stiamo utilizzando abbia comunque avuto un impatto positivo nel controllare la diffusione e la severità del virus anche rispetto alle varianti che hanno circolato, in questi ultimi due anni abbiamo testato nuove combinazioni di vaccini, quindi diversi bivalenti, per capire quanto impatto la combinazione del ceppo originario + la variante che circolava in quel periodo potesse avere sulla produzione di anticorpi che ci proteggono dall’infezione e dalla malattia grave».

Che cosa è emerso da questi test?
«Abbiamo osservato, soprattutto in una combinazione con una variante che ha circolato in passato, che gli anticorpi venivano generati in quantità maggiori rispetto a quelli generati solamente con il ceppo originario. In particolare, in uno studio effettuato con la variante Beta, abbiamo avuto la possibilità di verificare la durata dei titoli anticorpali nell’organismo, ovvero la durata della protezione dal virus. Con il vaccino monovalente, infatti, uno dei problemi che abbiamo osservato è stata la riduzione degli anticorpi dopo le prime dosi. In questo nuovo esperimento con il bivalente, invece, è emerso che a distanza di sei mesi, i soggetti testati avevano ancora degli anticorpi ancora alti che avrebbero consentito una protezione maggiore e più duratura rispetto al virus. Il bivalente Beta è diventato così il “prototipo” che ci ha fornito la base per poter capire come agiscono i vaccini bivalenti al fine di poter avere una protezione duratura».

Da questo primo esperimento è derivato quindi il nuovo bivalente aggiornato con variante Omicron.
«Esattamente. Quando è arrivata Omicron, variante che ha avuto una capacità di diffusione effettivamente più alta rispetto ad altre, visto che la nostra piattaforma è altamente flessibile e ci consente di aggiornare e modificare il vaccino abbastanza rapidamente, abbiamo quindi inserito nella composizione del bivalente il ceppo Omicron. Il nuovo vaccino aggiornato, attualmente in uso in Italia, contiene il ceppo originario Wuhan più Omicron BA1, che è un sottolignaggio della Omicron.
Altro aspetto interessante di questi vaccini bivalenti è la cosiddetta “cross neutralizzazione”: nei soggetti che sono stati vaccinati per lo studio, la somministrazione ha generato anticorpi neutralizzanti anche nei confronti di varianti che non sono incluse nel vaccino».