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"Vedevamo solo le facce dei boss dallo spioncino" Il Pd ha parlato anche con gli stragisti di mafia al 41 bis

Politica

Caso Cospito, la richiesta dell'anarchico ai dem: "Parlate con loro"

Il caso Cospito, diventato caso Donzelli-Delmastro, dopo le dichiarazioni alla Camera del vicesegretario di Fdi, si arricchisce di nuovi retroscena sulla visita dei parlamentari Pd fatta ad Alfredo Cospito in carcere al 41 bis. "So che siete venuti per me, ma prima dovete parlare con loro”. È questo il senso delle prime parole - si legge sul Fatto Quotidiano - rivolte da Cospito ai quattro parlamentari Pd che gli hanno fatto visita nel carcere di Sassari, il 12 gennaio scorso. "Loro" sono Francesco Di Maio, Francesco Presta e Pietro Rampulla, compagni di reparto dell’anarchico al 41-bis fino al suo trasferimento nel penitenziario di Opera. Mafiosi irriducibili e di primo livello: Di Maio è un camorrista di spicco del gruppo di Francesco Bidognetti, Presta è un killer di ‘ndrangheta "di rara freddezza e capacità". Mentre Rampulla, detto “l’artificiere”, è l’uomo che avrebbe dovuto azionare l’esplosivo della strage di Capaci.

Il senatore Verini racconta i dettagli: "Cospito - spiega il dem al Fatto - voleva solo sottolineare che in quel carcere non c’era solo lui, ma anche altri. Credo che il senso fosse quello, o almeno noi l’abbiamo interpretata così". Poi ammette che qualche frase di circostanza, tra i quattro parlamentari e i tre mafiosi, è stata scambiata. “Ma non abbiamo mica obbedito a Cospito: l’avremmo fatto comunque, anche se non ce l’avesse chiesto". Com'è andata? "Le celle erano chiuse, vedevamo solo le facce dallo spioncino. Chiedevamo "da quant'è che è qui?’ e loro rispondevano ‘trent’anni’, ‘venti’, ‘dieci’. Cose del genere. È normale, così accade quando si va in visita in carcere. Se vai in un reparto e ci sono altri detenuti che ti osservano, si chiedono cosa ci fai lì, non li puoi mica ignorare. Non mi pare un tema centrale".

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