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A Roma la prima manifestazione per i diritti dei giovani transgender

Se 200 sono le scuole che hanno avviato la carriera alias, come ha raccontato Repubblica, "ancora troppo poco sono pienamente riconosciuti e garantiti nel nostro paese i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza per le persone trans, esposte a bullismo, violenza transfobica, isolamento sociale". E per questo, secondo Gender X, l'associazione fondata nel 2018 per la promozione dei diritti dei giovani trans, c'è bisogno di una marcia.

Si chiama Project Trans Youth, è la prima manifestazione dedicata ai ragazzi e alle ragazze in transizione, alle persone adolescenti non binarie, ai ventenni che avvertono una disforia di genere. Un'età delicata, storie complesse, che suscitano interrogativi, per alcuni percorsi lunghi di accettazione, di psicologi, di colloqui medici, di tribunali, di farmaci. Perché sono giovani, anzi giovanissimi. Studenti e studentesse che non si riconoscono nel loro corpo, nel genere che gli è stato attribuito alla nascita e che sfileranno a Roma, il primo aprile, sotto una bandiera di 50 metri da piazza dell'Esquilino a piazza della Madonna di Loreto dove saranno protagonisti le loro voci e i loro racconti. Trenta le realtà che hanno aderito: dal Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli alle Famiglie Arcobaleno. Quattro i temi principali del corteo: "la carriera alias", appunto, "i percorsi di formazione per il personale scolastico, medico e psicologico, il supporto alla genitorialità e la tutela della sicurezza e del benessere psico-fisico dei giovani in tutti gli aspetti".

"La scuola - dicono da Gender X - è il luogo in cui le giovani persone trans sono più a rischio di violenza e discriminazione: lo dimostra il fatto che in Italia, secondo dati del 2014, ben il 43% delle persone trans di età compresa tra i 12 e i 18 anni lasci prima di aver terminato gli studi". Eppure, spiegano "gli strumenti per contrastare l'emarginazione sociale non mancano: in particolare, con carriera alias si intende la possibilità per la persona di essere chiamata con il nome di elezione a scuola, all'università o sul posto di lavoro. Perfettamente compatibile con le normative vigenti, questo strumento è stato oggetto di feroci attacchi, con la messa in atto di azioni intimidatorie nei confronti delle oltre 150 scuole in cui era stato introdotto". Vedi le diffide di Pro Vita.

"Ci sono docenti che si rifiutano di usare il genere in cui i loro studenti si identificano, o che ne saltano il nome all'appello, come se per loro non esistessero, e che così finiscono per legittimare il bullismo dei compagni di classe. Ci sono ragazzi costretti a usare i bagni degli insegnanti e che, pur di sottrarsi allo stress di questa continua esposizione, hanno sviluppato infezioni renali", racconta Gioele Lavalle, fondatore e coordinatore di Gender X. Che prosegue: "Quelli che sento dai ragazzi sono racconti struggenti: esperienze così dolorose hanno spesso come esito l'abbandono scolastico. Un fenomeno drammatico e diffuso".

"Noi vogliamo crescere, studiare, lavorare, contribuire alla società cosí come chiunque altro: chiediamo solo il diritto di farlo alle stesse condizioni a cui lo fanno tutti. Con il nostro nome", commenta Sid, studente e attivista di Gender X.

"Ecco perché abbiamo deciso di scendere in piazza - conclude conclude Cristina Leo, psicologa e coordinatrice di Gender X - per difendere il diritto all'autodeterminazione di tutte le persone transgender e non binarie, con un'attenzione particolare alla nostra gioventù ogni giorno sotto attacco".