Il prete 45enne originario di Cislago, accusato di aver abusato sessualmente nel dicembre del 2011 di un ragazzo di 15 anni quando prestava servizio in una parrocchia di Rozzano, dovrà trascorrere i prossimi tre anni agli arresti domiciliari presso il centro pastorale diocesano di Seveso con possibilità di recarsi al lavoro al Banco Farmaceutico di Milano.
Così hanno stabilito ieri i giudici della seconda Corte d’Appello del capoluogo lombardo, che hanno deciso di accogliere il concordato sui motivi di appello (l’equivalente del patteggiamento in primo grado) sottoscritto dal sostituto procuratore generale Celestina Gravina e dal difensore del prete, l’avvocato Mario Zanchetti.
Grazie alla concessione dell’attenuante il reato è stato valutato come fatto di minore gravità, permettendo al prete di scongiurare l’eventualità della custodia in carcere. Dopo il primo passaggio in Corte d’Appello, la sentenza era stata una condanna a cinque anni e sei mesi di reclusione. Successivamente però la Corte di Cassazione aveva ribaltato la situazione, sostenendo che nella sentenza di appello non fosse stato specificato se la condotta alla base dell’accusa di violenza sessuale avesse avuto carattere costrittivo o induttivo.
Ieri è stata finalmente messa la parola fine a una lunga vicenda giudiziaria iniziata con la denuncia da parte della vittima nel 2014, tre anni dopo i fatti. Il ragazzo si trovava ricoverato in ospedale a seguito di un tentativo di suicidio. Il malessere provato dal ragazzo era proprio da ricondurre a quell’abuso subito quando ancora era un minorenne.
La Curia ha risarcito la parte offesa e i suoi familiari. «A mio avviso – commenta la difesa – il concordato fa specchio della decisione presa in sede canonica che, sebbene non abbia inflitto al prete la sanzione massima, e cioè le dimissioni dallo stato sacerdotale, gli ha vietato qualsiasi futura attività pastorale. Ed è così sin da otto anni, da quando è stata depositata la denuncia penale».
L’avvocato Zanchetti: «La verità processuale è chiara. Il mio assistito ha fatto malissimo ad ospitare nel proprio letto il ragazzo e, ancora peggio, ad abbracciarlo e a strusciargli contro, ma gli atroci abusi sessuali di cui si parla nella denuncia non ci sono stati».
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