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Anticipazioni per il Grande Teatro di Agata Christie in TV del 23 marzo alle 15.30 su Rai 5: “Delitto retrospettivo”

Anticipazioni per il Grande Teatro di Agata Christie in TV del 23 marzo alle 15.30 su Rai 5: “Delitto retrospettivo” – Per il Grande Teatro in TV di Agata Christie in onda oggi giovedì 23 marzo alle 15.30 su Rai 5 “Delitto retrospettivo” – tratto dall’opera “Il ritratto di Elsa Greer” – nella versione andata in onda nel 1980 sulla Rai con la regia di Silverio Blasi e la interpretazione di Daniela Guzzì, Sandra Mantegna, Orso Maria Guerrini, Elisabetta Carta, Paola Quattrini, Giorgio Favretto, Giorgio Bonora, Marina Bartoli e Paolo Carlini .

Il ritratto di Elsa Greer è uno dei romanzi polizieschi di Agatha Christie, pubblicato nel 1942. Il titolo originale è Five little pigs ovvero Cinque piccoli porcellini, tratto da una filastrocca. La scrittrice era avvezza all’utilizzo di citazioni da opere letterarie: le usa o come spunto da cui partire per creare i propri romanzi o le utilizza come esemplificazione di concetti che vuole esprimere nei propri scritti (come in Dieci piccoli indiani e Tre topolini ciechi).

Trama

Introduzione

Protagonista è Hercule Poirot: dovrà risolvere un omicidio commesso 16 anni prima, per il quale fu già trovato un colpevole. I sospettati di quest’omicidio sono cinque, ovvero i cinque porcellini del titolo originale. Districandosi fra i ricordi e le ricostruzioni dei cinque sospettati, Poirot riuscirà a dimostrare che le ragioni che condussero all’omicidio non sono quelle finora accettate da tutti e considerate la verità. L’investigatore belga dimostra compiutamente una delle tesi che sono alla base del suo lavoro d’investigazione, ovvero che la verità non si vede con gli occhi del corpo, ma con gli occhi della mente.

Intreccio

Sedici anni dopo che una donna è stata condannata per l’omicidio del marito, sua figlia, Mary Lemarchant, chiede a Poirot di riaprire il caso. Il celebre investigatore si getta ottimisticamente nell’indagine, ma dopo poco si rende conto che il caso è più complesso e oscuro rispetto a quanto credeva.

Mary sta per sposarsi, ma ha paura che l’uxoricidio commesso dalla madre sedici anni prima comprometta l’affetto che il futuro marito prova per lei, magari spingendolo a credere che la ragazza abbia ereditato l’istinto omicida della donna. In più, Mary si ricorda che sua madre non le nascondeva mai la verità, e che si professava innocente. Tutto questo porta la giovane a rivolgersi al celebre investigatore Poirot, per chiedergli di dimostrare l’innocenza della madre.

Il padre di Mary, il pittore Amyas Crayle, è stato ucciso con la coniina, un veleno, rubato dal laboratorio di Meredith Blake, apparentemente dalla madre di Mary, Carolina Crale. Carolina ha confessato di averla presa, la voleva usare per uccidersi. Il veleno, comunque, è finito nel bicchiere di birra che ha bevuto Amyas, dopo aver detto “Tutto ha un sapore strano, oggi”. Sia il bicchiere che la bottiglia di birra fredda gli erano stati portati da Caroline. Il suo movente per l’omicidio era lampante: la giovane modella e amante di Amyas, Elsa Greer, le aveva rivelato che il pittore stava per divorziare per sposarla. Questo era abbastanza strano, dato che Amyas aveva sempre avuto molte amanti, ma non aveva mai espresso la volontà di lasciare Carolina.

Poirot paragona i possibili colpevoli a cinque maialini: Elsa (adesso Lady Dittsham), Meredith, Philip (fratello di Meredith), Cecily Williams (la governante) e Angela, la sorellina più piccola di Caroline. Mentre Poirot ascolta i loro racconti durante la prima parte del libro, sembra chiaro che nessuno dei cinque sospettati avesse dei validi motivi per volere la morte di Amyas e, anche se le loro rispettive versioni sono leggermente diverse l’una dall’altra, non c’è motivo di credere che il verdetto di colpevolezza di Carolina fosse errato.

Le differenze sono sottili. L’ostilità di Philip Blake per Carolina è anche troppo palese per essere genuina. Meredith Blake fa dei commenti poco positivi su Amyas, e simpatizza con Carolina. Elsa sembra priva di emozioni, come se la storia con il pittore l’abbia lasciata senza sentimenti, a parte l’odio nei confronti di Carolina. Cecily, la governante, spiega la relazione tra Adrienne e Carolina, e si dice convinta che l’assassina fosse davvero Carolina. Angela, infine, crede che la sorella sia innocente, ma è in possesso di una lettera di Carolina scritta dopo l’omicidio, che non contiene nessun riferimento alla sua presunta non colpevolezza, e questo fa dubitare Poirot per la prima volta.

Nella seconda parte della storia, Poirot chiede ai suoi cinque sospettati di scrivere un resoconto della giornata del delitto, cosa che gli fa raccogliere innumerevoli piccoli particolari che sono importanti per la risoluzione del caso. In primo luogo, una serie di prove incrimina Angela. Secondariamente, Cecily ha visto Carolina togliere delle impronte dalla bottiglia di birra, mentre era vicina al cadavere. Come terza cosa, c’è stata una conversazione tra Caroline e Amyas, che volgeva sull’uomo che aveva “preparato le cose per la ragazza” (forse per il rientro a scuola di Angela). Ultima cosa importante, Elsa ha sentito un’animata discussione tra moglie e marito in cui Amyas diceva a Carolina che voleva il divorzio.

Poirot scopre tutti gli intrecci sentimentali della vicenda. Philip Blake amava Caroline, ma il rifiuto di lei ha trasformato il suo sentimento in odio. Meredith Blake invece nutriva dei sentimenti per Elsa Greer, anche questi non corrisposti. Mettendo insieme tutte le prove contro Angela (aveva l’opportunità di rubare il veleno la mattina del crimine, aveva messo in passato del sale nel bicchiere di Amyas per scherzo, è stata vista riempire la bottiglia di birra prima che Carolina la portasse al marito), viene dimostrato che Carolina avesse creduto che la vera colpevole fosse la sorella. Questo spiega perché Carolina, nella sua lettera, non facesse riferimento alla sua innocenza, dando per scontato che Angela, la colpevole, sapesse già qual era la verità, e perché la donna non si fosse difesa minimamente nell’aula di tribunale. In più, Carolina da piccola ha procurato una grossa cicatrice sul volto di Angela, e si è sempre sentita colpevole per questo, quindi si è presa la colpa dell’omicidio per espiare la sua colpa.

Le azioni di Carolina, comunque, dimostrano la sua innocenza: togliere le impronte dalla bottiglia dimostra che lei credeva che il veleno fosse sulla bottiglia, mentre invece era nel bicchiere. In più, lei era stata mandata dal marito a prendere la bottiglia, quindi non c’era bisogno che cancellasse le impronte, se non per coprire un’altra persona. In ogni caso la colpevole non è neanche Angela. Tutte le prove contro la ragazza si spiegano come un suo tentativo di fare un altro scherzo ad Amyas, e in laboratorio aveva rubato solo della valeriana, cosa che poi si era scordata di aver fatto.

La vera assassina è Elsa. Amyas era interessato a lei solo ed esclusivamente in virtù del ritratto che le stava facendo, una volta finito l’avrebbe scaricata, come faceva sempre con le sue modelle, e faceva finta di volere lasciare la moglie solo per tenere buona la ragazza, facendo irritare così Carolina per il comportamento scorretto che lui teneva nei confronti della ragazza. La frase “fare le valigie alla ragazza” non si riferiva ad Angela (perché Amyas si sarebbe dovuto preoccupare di fare un lavoro da donne, avendo a disposizione sua moglie e la governante?), ma alle cose di Elsa. Carolina, una volta capito che Amyas non aveva nessuna intenzione di lasciarla, gli dice che si sta comportando malissimo con Elsa. Dopo che Elsa origlia una conversazione della coppia, capisce che Amyas non lascerà mai la moglie, e allora si ricorda di aver visto Carolina prendere la coniina il giorno prima e, con uno stratagemma, ruba anche lei un po’ di quel veleno. Elsa poi mette il veleno nella prima birra, calda, che porta ad Amyas, ed è molto contenta di scoprire che poi Carolina gliene ha portata un’altra, complicando così la sua posizione. (Quando Caroline ha portato ad Amyas la birra e lui ha esclamato “Oggi tutto ha un sapore strano”, si voleva riferire a quella portatagli da Elsa).

La risoluzione di Poirot soddisfa sia Mary che il suo fidanzato ma, come lo costringe ad ammettere Elsa, non può essere provata in tribunale. Poirot afferma che, nonostante sappia benissimo che le sue possibilità di farla finire in prigione sono quasi nulle, farà comunque tutto quello che può per impedirle di continuare la sua vita privilegiata. Privatamente, però, Elsa confida all’uomo di essere stata sconfitta. Carolina, pensando di aver salvato la sorella, è andata in prigione senza protestare, dove è morta poco dopo. La vita di Elsa da allora è diventata sempre più vuota e priva di emozioni.

Personaggi

  • Hercule Poirot, famoso investigatore
  • Mary Lemarchant, ragazza alla ricerca della verità
  • sir Montague Depleach, avvocato difensore
  • Quentin Fogg, avvocato
  • Elsa Greer, la donna del ritratto
  • Lord Dittsham, marito di Elsa Greer
  • Meredith Blake, erborista dilettante
  • Philip Blake, uomo d’affari
  • Hale, ex sovrintendente di polizia
  • George Mayhew, avvocato
  • Adrienne Warren, esploratrice
  • Cecily Williams, governante

Adattamento teatrale

Nel 1960 Agatha Christie adattò Il ritratto di Elsa Greer nella pièce Go Back for Murder (pubblicata in Italia con il titolo Delitto retrospettivo), debuttata ad Edimburgo e poi trasferita al Duchess Theatre del West End londinese, dove riscontrò scarso successo e rimase in cartellone per 37 rappresentazioni.[1] Il testo teatrale fu pubblicato per la prima volta nel 1978.

Nel riadattare il proprio romanzo per le scene, la Christie eliminò il personaggio di Poirot, riassegnando il ruolo svolto dal celebre investigatore nel libro al giovane avvocato Justin Fogg, il figlio dell’avvocato di Caroline Crale. A differenza del romanzo, nell’opera teatrale il fidanzato di Carla è un fastidioso americano fortemente contrario al fatto che lei faccia riesaminare il caso e alla fine Carla lo lascia per mettersi con Fogg.

Foto interna ed esterna: https://www.youtube.com/watch?v=MmgQpQTyWrQ

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