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Armi all'Ucraina, anche gli Usa hanno tirato dei «pacchi»

Prima di spedire le armi in Ucraina ogni esercito deve giocoforza eseguire un’ispezione. E non sempre lo stato di conservazione di tali mezzi e sistemi è quello ipotizzato, specialmente dalla politica che gli accordi li firma. È accaduto con i nostri carri conservati in Piemonte, che hanno poi dovuto essere riparati perché gli ucraini avevano riscontrato problemi tecnici, ed era successo ancor prima con i mezzi promessi a Zelensky dagli americani, i quali avevano pensato di rifilare agli ucraini parte degli equipaggiamenti usati in Kuwait. Un luogo il cui clima non si facilita certamente la perfetta conservazione della tecnologia, a cominciare dalla presenza di sabbia e dal clima.

L'ispettore generale del Pentagono ha infatti scoperto che l'equipaggiamento prelevato dallo stock diretto in Ucraina non era affatto pronto per affrontare operazioni di combattimento. Così è stato necessario compiere operazioni di manutenzione straordinarie sia sugli obici tipo M-777 sia sui veicoli M1167.

Fin qui potrebbe trattarsi soltanto di spendere qualche centinaio di migliaia di dollari in più per onorare un accordo; invece, il tempo necessario per completare le revisioni ha comportato e ancora comporterà ritardi nella consegna, e soprattutto nell’inizio delle operazioni di addestramento dei militari di Kiev al loro utilizzo.

Non sarebbe stato diverso se a usare quelle forniture sarebbero stati gli americani in qualche altro scenario, e il rischio c’è stato in particolare per la vicenda di Taiwan. Ma, ancor peggio, il battaglione preposto a organizzare la manutenzione non ha assicurato che l'appaltatore tecnico soddisfacesse i requisiti di manutenzione per circa 19 mesi sugli obici M777, rendendoli di fatto pericolosi. Tra culatte bloccate e fluido idraulico non sostituito, i cannoni in questione avrebbero facilmente ucciso chi avesse tentato di utilizzarli. Eppure, l’appaltatore aveva pagato alla società incaricata per la riparazione una cifra tutt’altro che indifferente: 114 milioni di dollari per le spese di manodopera e di viaggio.

Stando a quanto riferito dalla testata DefenceNews, durante il trasferimento dal Kuwait all’Europa avvenuto il 21 giugno 2022, uno degli obici incriminati aveva subito un incendio del freno di stazionamento, probabilmente a causa del suo mancato sblocco, e le fiamme erano state alimentate proprio dalla fuoriuscita di liquido idraulico. E altri difetti furono riscontrati all’arrivo delle armi in Polonia, così come a quasi tutti i 29 automezzi Humvee consegnati nell’agosto scorso, che presentavano batterie scariche, luci non funzionanti, indicatori difettosi, cinture di sicurezza danneggiate, serrature delle porte rotte, pneumatici danneggiati con quelli di scorta mancanti (probabilmente già usati come ricambi) e perdite di liquidi. Forse nelle continue richieste di armi da parte di Zelensky c’è anche la consapevolezza che la guerra è, per chi fornisce armi, un’ottima occasione per disfarsi dei rottami.