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Arrivano anche i vaccini per l'influenza. Conviene farli insieme a quelli per il Covid?

“E’ per questo che Dio ci ha dato due braccia: uno per il vaccino contro l’influenza, uno per quello contro il Covid”. Il responsabile delle misure anti-Covid della Casa Bianca, Ashish Jha, ha scelto l’ironia per promuovere la campagna di immunizzazione di quest’anno. Il Covid in rapida impennata e l’influenza che emigra da noi nell’emisfero Nord dopo una stagione intensa in Australia rischiano di assestarci un uno-due.

Per entrambi i virus però abbiamo a disposizione vaccini. Quello per l’influenza è in distribuzione dal primo ottobre. Quello per il Covid è arrivato svogliatamente alla quarta dose. A ravvivare la campagna non sono bastate le fiale aggiornate per la variante Omicron. Il rischio è che ci riesca una nuova ondata di contagi.

Dove ci si può vaccinare?

Negli hub rimasti aperti nonostante il calo della richiesta per il Covid, negli studi dei medici di famiglia e in alcune farmacie. “L’antinfluenzale sarà distribuito in via prioritaria agli studi dei medici, poi agli hub” fa sapere Roberto Ieraci, infettivologo, responsabile per le strategie vaccinali della Regione Lazio e ricercatore del Cnr. Non è detto che tutte le Regioni seguano la strategia del Lazio, ma in generale gli hub – concentrati sul Covid – potrebbero non ricevere subito le dosi contro l’influenza. Per controllare è opportuno visitare il sito della propria Regione.

Ci si può vaccinare per entrambe le malattie in un’unica seduta?

Sì, si può. “E’ preferibile vaccinarsi in un’unica seduta. Si evita così il rischio di saltare una delle due iniezioni, se per caso non si riesce a trovare il tempo” consiglia Ieraci. “Entrambi i vaccini sono importanti. Anche se per il Covid sono disponibili al momento varie versioni, tutte sono efficaci nel ridurre i rischi di malattia grave. Conviene fare la versione che si trova disponibile”.

La somministrazione in un’unica seduta è raccomandata ad esempio dai Centers for Disease Control americani, che spiegano come l’efficacia dei due vaccini non venga inficiata dalla doppia iniezione. “No, il sistema immunitario non rischia di essere sovraccaricato” spiega Andrea Cossarizza, immunologo dell’università di Modena e Reggio Emilia. “E’ abituato a riconoscere 30mila molecole al secondo per il corso dell’intera vita”. Chiriatti ricorda che i bambini di pochi mesi ricevono al loro primo appuntamento “sette vaccini insieme, senza nessun problema”.

Ci sono più effetti collaterali con due vaccini insieme?

Uno studio pubblicato a luglio sulla rivista Jama ha osservato 50mila individui negli Stati Uniti. Rispetto a chi aveva ricevuto solo un’iniezione contro il Covid a base di Rna, chi si era vaccinato anche per l’influenza ha riferito un leggerissimo aumento di fastidi: dolore al braccio, stanchezza, febbricola. “Nulla di importante” tranquillizza Alberto Chiriatti, vicesegretario della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) del Lazio, medico di famiglia a Ostia. “Piuttosto dobbiamo pensare alla praticità di vaccinarsi in un’unica seduta”. Dopo le enormi complicazioni della campagna contro il Covid, la comodità è diventato un fattore da non trascurare.

Posso presentarmi dal medico quando voglio?

La comodità è un obiettivo. Ma non possiamo dire di averlo raggiunto del tutto. I vaccini contro il Covid continuano ad aver bisogno di una buona dose di organizzazione. Chi sceglie l’hub deve prenotarsi sul sito della propria Regione. I medici di famiglia devono invece concentrare un numero minimo di pazienti nella stessa seduta, pena la scadenza della fiala.

Prendiamo Moderna: una fiala permette di vaccinare 22 persone, perché la dose di richiamo è dimezzata rispetto alle prime dosi, e non può essere lasciata in frigorifero per il giorno dopo. Una fiala di Pfizer invece è sufficiente per 6 persone. “Dobbiamo organizzare gli appuntamenti in modo da concentrare i pazienti in una seduta” spiega Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg e medico a Napoli. “Ma anche con l’influenza abbiamo fatto sempre così, è una difficoltà tutt’altro che insuperabile”.

A chi è consigliata la vaccinazione?

Quella per il Covid a tutti, per quanto riguarda le prime tre dosi. La quarta dose è raccomandata a persone con più di 60 anni, operatori sanitari, ospiti delle Rsa, donne in gravidanza e persone fragili a causa di altre malattie. Di fatto però, anche a causa della carenza di persone disposte a vaccinarsi al momento, l’iniezione può essere richiesta da tutte le persone sopra ai 12 anni.

Il vaccino contro l’influenza, spiega il Ministero della Salute, è invece raccomandato ai bambini “tra 6 mesi e 6 anni, anche al fine di ridurre la circolazione fra gli adulti e gli anziani”. La raccomandazione del Ministero non è semplice, ma forte per la fascia d’età oltre ai 60 anni e per gli operatori sanitari.

Qual è il periodo migliore per vaccinarsi?

Per il Covid, ora. Anche perché i contagi sono in rapido aumento e per riportare in alto gli anticorpi il vaccino impiega una settimana. “Devono però essere passati 120 giorni da un eventuale contagio” ricorda Scotti. “Visto che a luglio abbiamo avuto un’ondata importante, molte persone dovranno attendere fino a novembre”.

Indovinare invece il momento esatto per l’influenza è più difficile. I Cdc americani consigliano la fine di ottobre o l’inizio di novembre, perché l’efficacia del vaccino tende a ridursi nel tempo e rischierebbe di non coprire i mesi della tarda primavera. “In genere l’antinfluenzale si fa un po’ più avanti” conferma Chiriatti. “Ma quest’anno il virus è stato isolato nel Nord Italia già ad agosto”. Le previsioni suggeriscono che la stagione sarà intensa, con circa 7 milioni di italiani colpiti. Aspettando novembre si rischia poi di ritrovarsi in una fase di ingolfamento. “La strategia migliore – aggiunge Chiriatti – sarebbe fare il grosso delle iniezioni fra ottobre e inizio novembre”.