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Chi sono i 10 ex terroristi italiani per cui la Cassazione francese decide sull’estradizione

Gli ex militanti delle Brigate rosse sono sei. Giovanni Alimonti, 68 anni, è accusato del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos. Deve scontare  11 anni per banda armata e associazione terroristica. Ha lavorato come cameriere in un ristorante di Parigi, ma ha fatto anche il traduttore.

Roberta Cappelli, anche lei 68enne, ha una condanna all'ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all'incolumità. In Francia ha fatto l'insegnante di sostegno per i bambini disabili.

Marina Petrella ha ora 69 anni ed è stata condannata per l'omicidio del generale Galvaligi. Lavora per un'associazione che si occupa di problematiche legate agli anziani. Sposato con il brigatista Luigi Novelli, ha avuto una figlia in carcere in Italia e una seconda da una nuova unione dopo essere fuggita in Francia. La figlia maggiore ha chiesto l'amnistia per la madre. Nel 2008 Nicolas Sarkozy fermò la sua estradizione in Italia per ragioni umanitarie.

Il 65enne Sergio Tornaghi è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Renato Briano, direttore generale della Ercole Marelli.

Il 63enne Maurizio Di Marzio deve scontare 5 anni per tentato sequestro dell'ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone, e il suo nome è legato anche all'attentato al dirigente dell'ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981.

Enzo Calvitti ha ora 68 anni e deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi.

La dottrina Mitterand e la posizione di Macron

Gli ex terroristi italiani hanno vissuto in Francia in stato di libertà grazie a quella che viene indicata come dottrina Mitterrand. Non una legge, ma una pratica introdotta negli anni Ottanta dall'allora presidente francese François Mitterrand: c'erano libertà e sicurezza per i cittadini italiani implicati nei fatti degli Anni di piombo, queste persone non dovevano però più avere legami con la lotta armata.

Diversa la posizione dell'attuale presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. «È il rispetto che dobbiamo alle famiglie delle vittime e alla nazione italiana» ha detto Macron che ha ribadito la «volontà politica di sostenere la domanda di estradizione del governo italiano, conformemente a quella che è sempre stata la politica della Francia, ovvero rifiutare l'estradizione solo delle persone non implicate in crimini di sangue. Nella fattispecie, le persone di cui stiamo parlando sono state implicate in crimini di sangue e quindi meritano di essere giudicate sul suolo italiano».

Reazioni dall'Italia

All’Adnkronos, Cristian Iosa, figlio di Antonio Iosa, ex esponente della Dc gambizzato dalle Brigate Rosse a Milano il primo aprile 1980, ha detto: «Mi auguro che i terroristi vengano estradati e che sia fatta giustizia, non per spirito vendicativo ma, appunto, per spirito di giustizia, perché queste persone non si sono mai pentite». Dall'altra parte Paolo Persichetti, finora unico ex terrorista estradato in Italia dalla Francia, sempre all'Adnkronos ha detto: «Non ha senso a un certo punto, quando c'è una distanza abnorme rispetto ai fatti, la punizione, tenendo conto oltretutto del fatto che l'esilio non è una passeggiata. È una vita precaria, con mille problematiche, per cui poi l'inserimento ha richiesto decenni».

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