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Donald Trump incriminato per i documenti riservati trovati a Mar-a-Lago

Donald Trump è diventato il primo ex presidente nella storia degli Stati Uniti a essere incriminato per reati federali, relativi all’istituzione che lui stesso ha guidato. Il procuratore speciale Jack Smith gli ha contestato sette capi d’accusa per il caso dei documenti segreti trovati nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. Tra le imputazioni, ci sono appropriazione indebita di carte appartenenti allo Stato, falsa testimonianza, e soprattutto cospirazione per ostacolare la giustizia. Trump dovrà presentarsi martedì davanti ai giudici del Distretto Federale di Miami. Se condannato, Trump potrebbe andare in prigione.

Il tycoon ha subito risposto con un video, in cui parla di «giorno buio per l’America» e di «un disgustoso atto di interferenza elettorale» verso le elezioni del 2024. Dice di essere «innocente» e rinfaccia alla «corrotta amministrazione Biden» di usare il potere dello Stato per perseguitare un avversario politico.

Trump, in effetti, è anche il candidato al momento favorito per la nomination del Partito repubblicano per le presidenziali del prossimo anno. Questo crea una situazione senza precedenti. La Costituzione americana non vieta a una persona imputata o condannata per un reato di candidarsi alla presidenza, e Trump spera che questa incriminazione, come quella di New York, lo aiuti in realtà a rafforzare il proprio gradimento tra i suoi sostenitori.

Gli alleati di Trump al Congresso hanno subito preso le sue difese. E lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, ha bollato come «grave ingiustizia» l’incriminazione aggiungendo che «è inconcepibile per un presidente incriminare un candidato che lo sfida». «Trump potrebbe competere per la presidenza degli Stati Uniti dalla prigione? Sì, ed è già accaduto in passato», si legge su Politico.

Il caso dei documenti di Mar-a-Lago era esploso perché Trump, quando nel gennaio del 2021 stava terminando il suo mandato, aveva preso diversi scatoloni di documenti segreti e li aveva portati nella sua residenza in Florida. Queste carte – secondo il Presidential Record Act – appartengono allo Stato, e andavano consegnate ai National Archives. Tra le carte trafugate, c’erano le lettere che l’ex presidente aveva scambiato con il dittatore nord coreano Kim Jong Un, e vari rapporti personali su altri leader internazionali.

Quando i National Archives avevano scoperto l’assenza dei documenti, avevano chiesto ai legali dell’ex presidente di restituirli. Ma Trump aveva opposto resistenza per oltre un anno, non si sa per quale motivo. Finché nel gennaio del 2022 ha riconsegnato 15 scatoloni di materiali classificati. I suoi avvocati avevano dichiarato di aver restituito tutto, ma le autorità federali erano riuscite a scoprire che in realtà molte carte segrete erano rimaste a Mar-a-Lago. Quindi nell’agosto scorso gli agenti dell’Fbi hanno perquisito la residenza, trovando e sequestrando altri documenti sensibili che non erano stati riportati ai National Archives.

Davanti a questi fatti, il segretario alla Giustizia Merrick Garland ha deciso di nominare un procuratore speciale per gestire l’inchiesta, scegliendo Jack Smith, un magistrato di carriera indipendente, che negli ultimi anni aveva servito all’International Criminal Court dell’Aja. Dopo un’indagine di quasi un anno, il procuratore ha deciso ora di incriminare Trump.

Bisogna ricordare che nel frattempo si è scoperto che anche Joe Biden e l’ex vice presidente Repubblicano Mike Pence, candidato anche lui alle elezioni del 2024, avevano a casa documenti segreti che non dovevano trovarsi in loro possesso. La differenza però è che sostengono di averli presi per errore, e appena hanno scoperto di averli li hanno restituiti. Garland, in ogni caso, ha nominato un procuratore speciale anche per investigare il caso relativo a Biden.

Si tratta, per Trump, della seconda incriminazione in pochi mesi e dell’ennesima grana giudiziaria. L’ex presidente era già stato incriminato ad aprile dal procuratore di Manhattan Alvin Bragg per i presunti pagamenti fatti alla porno star Stormy Daniels, allo scopo di nascondere la relazione extraconiugale avuta con lei, ed è stato appena condannato nel processo civile per abusi sessuali contro la giornalista Jean Carroll. Smith sta indagando anche sul ruolo avuto dall’ex presidente nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 e sui tentativi di impedire la certificazione dell’elezione di Biden. Nello stesso tempo in Georgia è in corso un’inchiesta sulle pressioni che sarebbero state fatte alle autorità locali per ribaltare la vittoria del rivale democratico nello Stato nelle elezioni del 2020.