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Ecco alcuni problemi che, ignorati finché risolvibili, diventano simili a sanguisughe insaziabili

Le pagine economiche di alcuni quotidiani, non tutti, stanno iniziando a riportare i risultati conseguiti da aziende di un certo rilievo per l’anno 2022. Quando son rose e fiori, con un pò di anticipo sulla normale epoca, la primavera appena iniziata, stanno venendo fuori ben confezionati, si legga: tradotti in articoli o comunicati, che ne enfatizzano la portata. Ben venga se tanto può essere considerato un esorcismo della congiuntura sfavorevole che, oramai da un triennio abbondante, sta attanagliando l’Italia e non solo essa. Il contraltare, cioè la notizia strillata, come si diceva un tempo in gergo giornalistico, avvalorerebbe questa impostazione del comportamento. Comunque resta chiara la sensazione che della montagna brulla stia venendo evidenziata solo la cima innevata che riflette la luce del sole. Decrittato quanto scritto innanzi, esso vale che la montagna incantata che fu l’Alitalia dei bei tempi andati e ormai lontani, o partorisce topolini o è affetta dal ripetersi di gravidanze isteriche. Sempre cercando di dare corpo alle dichiarazioni precedenti, percorse da ottimismo anche se di dubbia sincerità, i risultati finali stanno apparendo molto diversi e messi in ombra, con il probabile intento di indorare la pillola anche per chi non è coinvolto in alcun modo nelle vicende della compagnia di bandiera. Così si è verificato che la nuova creatura che è subentrata all’ Alitalia, ormai da tempo decotta, nel ruolo di compagnia di bandiera, la ITA, per l’anno 2022 ha accumulato ancora perdite da capogiro. Tante che, se non si fosse trattato di un’ azienda pubblica, gli amministratori avrebbero dovuto portare già da un bel pò di tempo i libri contabili in tribunale. Intanto nelle prossime ore i vertici di quell’ azienda riceveranno l’ ennesima visita degli amministratori di Lufthansa. Quei signori hanno motivato la loro trasferta con la opportunità di attingere ancora informazioni ai fini del completamento dell’ iter per il loro ingresso nel capitale della stessa ITA. Tutto ciò è confortante perché conferma la serietà delle proposte del vettore tedesco. Esso è rimasto ormai l’ ultima possibilità concreta di far continuare a volare alto, in ogni senso, quello che fu uno degli orgogli del Bel Paese. Il caso appena osservato può essere paragonato alla chiusura di un grande recipiente dove sono stipate le tante aziende che, anche se singolarmente di dimensioni ridotte, sono i risultati della politica industriale del Paese nel corso di vari decenni. Al momento stazionano come le vecchie locomotive in disarmo, una davanti all’altra, cosicché, volendo intervenire sull’ ultima, bisogna movimentare anche quelle antistanti, in qualche modo collegate tra di esse. Quanto appena scritto ha l’ intento di riferire che una parte molto consistente di quello che è definibile patrimonio pubblico, cioè degli italiani, sta subendo una forma di deterioramento tale che da l’ idea di essere come una creatura che si nutre, seppur lentamente, di sé stessa. Non arriva mai a consumarsi, perchè la logica che dá a essa nutrimento non è cambiata. Non sono in programma attualmente le realizzazioni di altre cattedrali nel deserto, come quelle che furono costruite a partire dagli anni ’50 su tutto il territorio nazionale, con prevalenza al sud e sulle isole. Esse hanno funzionato da incubatrici per il resto delle realizzazioni il più delle volte clientelari della mano pubblica, moltiplicatesi a dismisura. Così sacchi di denaro dei contribuenti sono finiti tra le fauci di opere pubbliche iniziate e mai finite ma con tanto di organico retribuito regolarmente che si limita a far presenza. Il settore ospedaliero è il masterpiece di quella foresta irta di ostacoli pericolosi e quindi dannosi per le tasche dei contribuenti. Eppure, come congegni a orologeria, ogni tanto qualcuno di essi accenna a far capolino, sul genere dell’orologio a cucù, Il paragone è ancora più calzante perché, come l’ uccellino che segna l’ora, fatta la sua comparsa ritorna al chiuso, così quel caso aziendale, venuto alla luce insieme alle manifestazioni dei lavoratori, una volta ottenuto il contentino, si rimettono con l’animo in pace rinviando la soluzione concreta della traversia che li angoscia a data da definirsi. Così, è solo l’ennesima conferma, lo Stato che si propone come imprenditore dove il privato, per i motivi più disparati, si è dovuto arrendere, cambia la sua funzione dichiarata di soggetto economico con tutti i requisiti che quello status richiede, in strumento assistenziale. In quanto tale non deve osservare nessun comportamento economico. Quindi le sezioni del suo bilancio non si salderanno nella peggiore delle ipotesi con uno zero, ma potranno andare ben al disotto. Non alterando in nessun modo la portata di quanto per gli agricoltori è una forma di credo: “dove si toglie e poi non si rimette, alla fine non si trova niente”. Quegli stessi, per evitare che ciò possa succedere, sono preparati anche a mangiare a pranzo e a cena il contenuto di un menù fisso: pane e cipolla. Eppure non ne risentono, anzi.