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Estradizione dei terroristi, i familiari: "Una sentenza annunciata, i nostri cari non avranno giustizia"

"È una vergogna che non ha fondamento giuridico. Io e la mia associazione facciamo appello al ministro Nordio affinché la giustizia italiana intervenga. E chiedo alla Francia: se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?". Così Roberto Della Rocca, uno dei sopravvissuti agli attentati delle Brigate rosse, commenta la sentenza della Cassazione francese, che ha confermato il rifiuto della Francia all'estradizione dei dieci ex Br e militanti dell'estrema sinistra che lì vivono da decenni, dai cosiddetti anni di piombo  Per i 10 , di cui 8 uomini fra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato per l'omicidio Calabresi, e 2 donne (le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli), il tribunale francese aveva già negato, il 29 giugno dello scorso anno, l'estradizione chiesta dall'Italia. Della Rocca, che è anche presidente dell'Associazione nazionale vittime del terrorismo, lavorava per Fincantieri nel 1980 quando fu ferito a Genova durante un attentato delle Br. Sono diverse e frastagliate le reazioni dei parenti delle vittime.

Il sangue e la memoria

di Carlo Bonini (coordinamento editoriale), Giuliano Foschini e Massimo Pisa. Con gli articoli di Miguel Gotor e Benedetta Tobagi. Coordinamento multimediale di Laura Pertici. Produzione Gedi Visual 14 Maggio 2022

Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, commenta la sentenza in modo diversoda Della Rocca. "Sono ormai sono passati più di 47 anni,la pena in sé mi interessa fino a un certo punto. Trovo anche giusto ciò che ha fatto la Cassazione francese. Bisogna ragionare nei termini di restituire un pò di verità sulle vicende: la vera partita non è l'estradizione quanto misurare se queste dieci persone daranno un contributo per capire quanto è successo in quegli anni".

Amaro il commento di Mario Calabresi, figlio di Luigi Calabresi, assassinato nel 1972. "Era un'illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere andare in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso. Ma c'è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che 'i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (...) e quindi l'estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliarè. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo dei mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c'è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà...".

"Era prevedibile. Hanno difficoltà ad ammettere che era necessario compiere questo tipo di passo, anche per sistemare altre beghe. Ma immaginavo, pur non concordando, che non avrebbero concesso l'estradizione".E' il commento di Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, l'orefice ucciso nel 1979 dai terroristi dei Pac. "Credo che ormai non si possa più fare nulla, suppongo che qualunque mossa sarebbe vana. Anche perché, ad un certo punto, se fossi la Francia, di fronte a un'ulteriore richiesta, potrei reagire dicendo che ora l'Italia sta rompendo le scatole". "Sappiamo benissimo che è una questione principalmente politica, perché il mantenerli in Francia per tutti questi anni è sempre stata una posizione politica più che giuridica".

"Prendiamo atto della decisione della Corte di Cassazione francese, che in piena autonomia ha deciso di negare l'estradizione in Italia di 10 ex terroristi condannati in via definitiva per gravissimi reati compiuti negli anni di piombo.L'Italia ha fatto tutto quanto in suo potere, perché fosse rimosso l'ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste". Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio ha commentato la sentenza della Cassazione francese, rispondendo anche ai parenti delle vittime."Avevo già avuto modo di ringraziare di persona, nel nostro primo incontro, il collega Eric Dupond-Moretti per essere stato al fianco dell'Italia e per la sua costante attenzione nei confronti delle nostre richieste. Dupond-Moretti - sottolinea Nordio - ha compreso il nostro bisogno di verità e giustizia e, dando corso alle nostre domande di estradizione, ha testimoniato la piena fiducia del Governo francese nella nostra magistratura, che ha giudicato gli imputati degli anni di piombo sempre nel rispetto di tutte le garanzie".

"Ho vissuto da pubblico ministero in prima persona quegli anni drammatici e oggi il mio primo commosso pensiero non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari, che hanno atteso per anni, insieme all'intero Paese, una risposta dalla giustizia francese. Faccio pertanto mie le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso 51 anni fa, nella speranza che chi allora non esitò ad uccidere ora "senta il bisogno di fare i conti con le proprie responsabilità e abbia il coraggio di contribuire alla verità", conclude Nordio.