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Governo, ritardi nella road map. A rischio due rate del Pnrr

Ancora ferma l'erogazione dei fondi del 2022, affanni sulla spesa del 2023: la grande rincorsa per non perdere i fondi del Pnrr è finita sul tavolo dell'incontro fra il commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni e il ministro Raffaele Fitto. La situazione non autorizza il sorriso ai componenti del governo Meloni, che al momento dell'insediamento avevano puntato il dito sui ritardi della precedente gestione affidata a Mario Draghi.

Ma oggi la situazione desta allarmante: Gentiloni e Fitto, si apprende da una nota di Palazzo Chigi, "hanno effettuato una disamina degli obiettivi in merito ai quali è ancora in corso un'interlocuzione fra il governo e i servizi della Commissione". In sostanza, l'esecutivo ha dichiarato raggiunti i 55 obiettivi fissati per fine 2022 ma i tecnici di Bruxelles hanno segnalato che invece non tutte le carte sono a posto. Non si sa, con esattezza, quante sono i capitoli ancora da giustificare. Secondo la fondazione Openpolis sarebbero 13, fra i quali tre riguardano la cybersicurezza nazionale. "È un tema un po' delicato, chiaramente sono notizie non di dominio pubblico, che non pubblichiamo sui siti istituzionali", dice Bruno Frattasi, direttore generale dell'agenzia per la cybersicurezza. Altre fonti accreditate parlano di cinque obiettivi ancora sotto la lente dell'Ue. E ci sarebbero anche le concessioni portuali. Di certo, Bruxelles ha concesso un mese in più di tempo all'Italia - fino al 31 marzo - per mettersi in regola: in palio ci sono 19 miliardi di euro, ovvero la terza tranche dei fondi del Pnrr.

Nel frattempo, ci sono ritardi sulla scadenza intermedia della quarta rata, che scade a giugno e che vale invece 16 miliadi. Dei 13 target previsti entro fine marzo, solo 5 sarebbero stati raggiunti, secondo un'elaborazione del Sole 24 ore: tra i nodi principali c'è il nuovo codice sugli appalti. La riforma dovrebbe essere approvata martedì in consiglio dei ministri ma il governo chiede all'Unione europea di accettare un rinvio della sua entrata in vigore, dal secondo semestre di quest'anno al 2024.

Una parte della complessa trattativa che Fitto, e la premier Giorgia Meloni, stanno conducendo a Bruxelles. "I lavori sono in corso", afferma a tarda ora il ministro per gli Affari europei. Il governo chiede maggiore flessibilità a Bruxelles. E cerca di far inserire nel programma anche i progetti del Repower Ue, iniziative per la diversificazione energetica per ora fuori dal Pnrr che sostituirebbero alcuni obiettivi ritenuti irrealizzabili (per l'aumento del costo delle materie prime, ad esempio) e consentirebbero un più facile utilizzo delle risorse.

Il negoziato, a tutto campo, prosegue anche sulla questione dei balneari, da risolvere per ottenere una maggiore benevolenza da parte dell'Europa: Bruxelles chiede che si facciano le gare per la commissione, il governo ha preparato un dossier che vede al primo punto la mappatura delle spiagge. Ma resta ancora da capire a chi affidare questo monitoraggio, mentre a breve sulla questione di pronuncerà (per la seconda volta) si pronuncerà la Corte di giustizia del Lussemburgo. L'esecutivo è comunque ad un bivio: deve decidere se puntare all'avvio delle gare con dei "paletti" (tesi prevalente) per salvaguardare chi ha fatto in passato degli investimenti (uno dei veicoli in quel caso potrebbe anche essere il ddl concorrenza che arriverà in Consiglio dei ministri martedì) o se chiedere all'Europa più tempo per la mappatura. R il governo deve decidere pure se scegliere la linea del "doppio binario", ovvero considerare come spartiacque l'entrata in vigore della direttiva Bolkenstein, oppure trovare un'altra soluzione che venga incontro alle richieste di Bruxelles. La trattativa continua, e ne va della credibilità dell'Italia. Sul Pnrr Meloni si gioca la faccia.