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Istituti penitenziari, il 2022 è stato l’anno con più suicidi di sempre

Sovraffollamento, suicidi, atti di autolesionismo. La situazione degli istituti penitenziari italiani è piuttosto critica, per come la fotografa il XIX rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione. Il numero delle persone in carcere continua a crescere e si aggravano molti dei problemi cronici del nostro sistema penitenziario. Il report si basa sui dati raccolti nel corso del 2022, in 97 istituti penitenziari (64 case circondariali, 22 case di reclusione, 2 istituti a custodia attenuata - Eboli e Laureana di Borrello - e l'Icam di Lauro).

Il sovraffollamento

Se la capienza ufficiale è di 51.249 posti, i detenuti in carcere al 30 aprile erano 56.674, 5.425 in più rispetto alla capienza regolamentare. Ai posti regolamentari devono però essere sottratti i posti non disponibili, che a maggio 2023 erano 3.646. A fronte di un tasso di affollamento ufficiale medio del 110,6%, le regioni più affollate sono la Puglia (137,3%), la Lombardia (133,3%) e la Liguria (126,5%). Tuttavia, se si tiene conto dei posti conteggiati e non disponibili, l'affollamento reale è del 119%.

Un terzo dei detenuti è over 50

Negli istituti penitenziari continua ad alzarsi l’età media della popolazione detenuta: alla fine dello scorso anno, gli over 50 erano il 29%. Dieci anni prima, alla fine del 2011, erano il 17%. Nello stesso intervallo di tempo gli over 70 sono raddoppiati, passando da 571 (1%) a 1.117 (2%). Gli under 25 sono diminuiti dal 10 al 6%.

Poche donne

Le donne rimangono poche. Alla fine di aprile erano 2.480 le detenute nelle carceri italiane: il 4,4% della popolazione carceraria complessiva. Una percentuale che risulta sostanzialmente stabile nel tempo, e che non raggiunge i cinque punti dagli inizi degli anni ‘90 del secolo scorso. Eppure la percentuale delle denunce che raggiungono le donne si attesta sul 18,3% del totale: lo scarto tra denunce e presenze in carcere è notevole. Antigone ipotizza che questo scarto sia il risultato di vari fattori: lo scarso «spessore criminale» delle donne che fa sì che una quota di denunce non abbia un seguito penale, le condanne tendenzialmente più brevi ricevute dalle donne, le norme specifiche sulle alternative al carcere per le detenute madri, il maggior tasso di fiducia di cui le donne godono presso la magistratura di sorveglianza che determina un accesso maggiore all’area penale esterna.

I suicidi

L’anno scorso era passato alla storia come l’anno con più suicidi in carcere di sempre. Sono state 85 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario nel corso del 2022 - su 214 morti totali - ovvero più di una ogni quattro giorni. Cinque i suicidi avvenuti nel solo carcere di Foggia. Quest’anno, nei primi mesi del 2023, sono stati 23 i suicidi in carcere.

Negli istituti penitenziari i suicidi sono circa 23 volte superiori rispetto ai suicidi in libertà. Delle 85 persone che si sono uccise, 5 erano donne. Le persone straniere erano 36, delle quali 20 senza fissa dimora. L’età media era di 40 anni. La persona più giovane era un ragazzo di 20 anni, la più anziana un signore di 71. La maggior parte di queste persone (50, ossia quasi il 60%) si sono tolte la vita nei primi sei mesi di detenzione. 21 nei primi tre, 16 nei primi dieci giorni e 10 addirittura entro le prime 24 ore dall’arrivo in carcere. Delle 85 persone morte per suicidio nel 2022, 28 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio (in 7 casi addirittura più di un tentativo). In 68 (pari all’80%) erano coinvolte in altri eventi critici.

Il 25 aprile e il 9 maggio 2023 due detenuti sono morti per sciopero della fame nel carcere di Augusta dopo 41 e 60 giorni di digiuno. Ogni giorno sono circa 30 i detenuti in sciopero della fame.