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Johnny Depp: i 60 anni dell’ultima vera star

L'approfondimento

Tra cadute e rinascite, scandali e adorazione, l’ex Edward Mani di Forbice continua ad essere l’attore più amato dal pubblico

Cannes 2023 è stata per Johnny Depp l’inizio della rinascita? Jeanne du Barry di Maïwenn, in cui interpretava Re Luigi XV, è stato accolto in modo tiepido, ma non la sua interpretazione. Verità o affezione? Oggi che compie 60 anni, a dispetto di tutto quello che gli è successo, di una vita segnata da eccessi che avrebbero stroncato definitivamente qualsiasi altro, Johnny Depp da Owensboro rimane l’attore più amato al mondo. Certo, è un divo, ma lo è in modo diverso da tutti gli altri, per la capacità che ha di essere ad un tempo riservato e assieme capace di suscitare una simpatia e un’adorazione, per la quale i suoi colleghi venderebbero l’anima al Diavolo. 

Una carriera atipica per il volto simbolo di una generazione

Johnny Depp è diventato chi è per caso, grazie ad un attore che di certo non ha mai avuto il consenso e la fanbase su cui lui può contare: Nicolas Cage. Fu il nipote di Coppola ad incoraggiarlo a darsi alla recitazione, visto che la carriera da musicista del futuro Jack Sparrow non decollava assolutamente. Nella musica aveva trovato il rifugio per sfuggire ad un’infanzia nomade, senza radici, una realtà familiare difficile, che lo aveva spinto nelle spire della tossicodipendenza. Dopo piccole parti, compresa quella in Platoon di Oliver Stone, la fama gli arrivò sul piccolo schermo in una serie popolare come I Quattro della Scuola di Polizia. Depp avrebbe avuto una carriera molto diversa se non avesse incontrato sulla sua strada quel genietto malinconico di Tim Burton. Edward Mani di Forbice, sorta di Pinocchio dark e malinconico, lo fa diventare simbolo di quella generazione che, uscita dai plasticati anni ’80, si ribella al trionfalismo e alla retorica del successo. Assieme alle note di Kurt Cobain, quel film è di fatto il momento culturale che definisce l’inizio del decennio, e di quel cinema autoriale e popolare che avrà in Burton uno dei simboli per eccellenza, di cui Depp è diventato Musa cinematografica. Depp però è stato soprattutto l’ultimo artista maledetto, il weirdo, teen idol un po’ rockstar un po’ no. Tanto talentuoso quanto tormentato, ha sempre portato dentro e fuori dallo schermo un disagio palpabile, che poi negli anni sarebbe continuato fino all’attuale, difficile, situazione. Intanto però, metteva a segno interpretazioni di grande spessore, muovendosi da un genere all’altro, con uno stile unico e allo stesso tempo mutevole, venendo indicato da molti come il miglior attore della sua generazione.

La popolarità di un artista distante dall’ovvio

Ciò che ha reso Depp capace di suscitare grande simpatia, oltre al suo talento, è la sua fragilità. Non tanto la sua vita sentimentale turbolenta, l’abuso di alcool e droghe, le risse coi paparazzi, ma la netta sensazione che a lui non sia mai importata la fama, il successo, ma esprimersi artisticamente in modo libero. Johnny Depp, tra i deliri di Las Vegas e le indagini a Sleepy Hollow, tra i mafiosi anni ’80 e thriller paranormali, oltre che con Tim Burton, ha collaborato con autori del calibro di Polanski, Gilliam, McDonald, Kusturica, Hallstrom, Mann e Verbinski. In lui risplende quell’immediatezza, quella capacità di essere spontaneo senza forzature che, come capitò a suo tempo a Gary Cooper, ha sovente tratto in inganno molti, che lo hanno additato come ripetitivo. Basti pensare a Brian Cox, attore della vecchia scuola, che ebbe parole poco tenere verso di lui (poi ritrattate), definendolo un sopravvalutato. La realtà? Depp ha avuto un percorso formativo atipico, quasi da autodidatta, ma rimane un attore molto istintivo quanto armato di un carisma e una presenza scenica uniche. L’immediatezza è la sua più grande qualità, qualcosa che gli ha permesso in realtà di interpretare i personaggi più disparati, rimanendo però unico, iconico, a dispetto degli anni che passavano, del cinema e del pubblico che cambiava travolgendo tutto e tutti. Forse la realtà è che egli rappresenta da sempre l’ultima essenza di ciò che erano le star di una volta, prima dell’era degli algoritmi, della dittatura delle produzioni e dei sorrisi di plastica da esibire sui social o nei falsi backstage. Lui, in realtà molto riservato, sovente timido nelle sue apparizioni, sex symbol oggi delle figlie di quelle ex ragazze che negli anni ’90 lo appendevano in camera, ha sempre cercato di stare distante come il suo amico Burton, dalla Hollywood più ovvia. Il paradosso? Quando ha ceduto a quella lusinga, ha conosciuto il successo che per poco non lo ha distrutto.

La maledizione di Jack Sparrow

La maledizione della prima luna è uscito quasi vent’anni fa. Pare ieri vero? Sul suo lavoro sul personaggio, ispirato a Keith Richards e Pepé la Puzzola, si è scritto tanto, tantissimo. Meno su quanto quel successo che lo scaldò inizialmente, quel Jack Sparrow ad oggi tra i personaggi più iconici della storia del Cinema, lo abbia infine fagocitato. Al netto di grandi film Public Enemies, Finding Neverlend o gli ultimi lampi veri di Burton, Depp finì dentro sequel evitabili e proposte terribili come the Tourist o the Lone Ranger. Al netto della candidatura agli Oscar, il suo percorso personale e professionale finì per essere tossicamente opprimente. Un inconveniente pagatogli milioni di dollari ovviamente, ma che l’ha infine fatto sprofondare ancora nei suoi demoni. Il divorzio, la sciagurata relazione con Amber Heard, le accuse (poi rivelatisi false) di maltrattamenti gli hanno fatto perdere produzioni importanti, lo hanno relegato per anni nel ruolo di ombra di sé stesso. Sovrappeso, invecchiato malissimo, rimane però proprio per la persecuzione ingiusta di cui è stato soggetto, amatissimo dal pubblico, in attesa della giusta produzione, del giusto ruolo per riavere anche solo il fantasma del Johnny passato. Secondo molti vale lo stesso discorso fatto con il suo amico Tim Burton: ha finito il suo percorso, vive del ricordo di ciò che fu. Escludendo Black Mass, Minimata, Waiting for Barbarians e City of Lies (mai distribuito), la sua cinematografia degli ultimi anni è veramente poca cosa. Eppure, se ciò che si è visto quest’anno agli Oscar con la rinascita di Brendan Fraser vale ancora, forse bisogna solo attendere il giusto regista, la giusta storia per riavere il nostro Johnny Depp. Lui, che forse la sua più grande interpretazione di sempre ce l’ha data paradossalmente in quel processo che lo ha riscattato, rimane un capitale umano di cui il cinema moderno, così involuto, non può fare a meno.