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L'ordine di Palazzo Chigi: "Evitare un’altra strage" La Francia possibile alleata

ROMA - Persino Matteo Salvini, che della capacità sua e del centrodestra di contenere gli sbarchi aveva fatto un vanto, è costretto a una dichiarazione di resa: "I numeri di quest'anno sono inaccettabili". È una frase che riassume la reazione del governo rispetto all'ultima ondata di migranti che ha raggiunto il nostro Paese: un esecutivo spiazzato, preoccupato per il rischio di nuovi naufragi come quello di Cutro, che invoca l'aiuto di Bruxelles al termine di un consiglio europeo dal quale non ha ottenuto molto, e che punta anche sul ritrovato rapporto con la Francia per individuare un antidoto alle partenze in massa dalla Tunisia.

"Evitare un'altra strage", è la prima indicazione che arriva da Chigi. Brucianti sono il dolore e la memoria delle polemiche per la tragedia davanti alle coste calabre. Sono stati rafforzati i sistemi di allerta e il dispositivo di sicurezza. Pure le navi militari sono chiamate a intervenire per soccorrere migranti in difficoltà, anche se fonti della Difesa si limitano a ricordare che "i mezzi della Marina sono sempre disponibili quando serve e se sono in zona". D'altronde non c'è interesse, in ambienti governativi, a enfatizzare la situazione di emergenza. E poi è troppo recente lo scontro interno all'esecutivo, fra Guido Crosetto e Salvini, sulle competenze della sorveglianza marittima.

Ma la verità è che nessuno è davvero in grado di assicurare una soluzione, in tempi brevi, alla catastrofe che bussa alle porte. In queste condizioni, sotto la pressione di migliaia di persone in rotta verso l'Italia, Giorgia Meloni non ha un'alternativa immediata che non passi dall'intervento dell'Ue. Non c'è un piano B. Si continuano a cercare le cause, se non gli alibi, del boom migratorio. Secondo il ministro degli Interni Matteo Piantedosi l'enorme numero di sbarchi in Italia è figlio anche del "fattore attrattivo di un'opinione pubblica che annovera l'accettazione di questo fenomeno mentre altri Paesi, piccoli e meno piccoli, sono intransigenti in maniera trasversale tra posizioni politiche diverse, senza  contrapposizioni".

Nel governo molti sono convinti che l'incremento del flusso dei migranti sia figlio dell'azione della brigata Wagner in Africa, sotto la regia del Cremlino.

"Non possiamo essere lasciati soli", rimarca Salvini in questo sabato nero. E un altro ministro allarga il concetto: "La premier ha lanciato l'allarme per tempo alle istituzioni europee. Il problema è stato finalmente posto nell'agenda della commissione. E attendiamo per le prossime settimane, comunque prima del prossimo Consiglio, provvedimenti concreti che blocchino le partenze". Quali? Investimenti e creazione di hotspot nei Paesi nordafricani. Priorità alla crisi della Tunisia, con azioni mirate a stabilizzarne la situazione economica: il ministro degli Esteri Antonio Tajani chiede un "rapido intervento" del Fondo monetario internazionale per evitare "il tracollo economico e sociale" del Paese guidato da Saied. E Piantedosi auspica la "ricostituzione di un fondo per l'Africa, per conto della Commissione Ue, che possa essere un meccanismo economico di sostegno e contenimento dei flussi per i Paesi che hanno difficoltà economiche".

L'unico elemento di ottimismo è la tregua diplomatica con Parigi e la collaborazione che, sul problema dei migranti, si sono promessi Meloni e Macron. D'altra parte l'Eliseo ha una particolare urgenza nella ricerca di una soluzione, visto che molti, fra coloro che partono dalla Tunisia, hanno come obiettivo il ricongiungimento con le famiglie che vivono in Francia. Ma in cosa consisterà questa collaborazione? Per ora ci sono solo ipotesi. Fra cui quella, senza conferma, di un impiego comune di navi militari nel Mediterraneo. Piantedosi con l'omologo francese Gerald Darmanin, sarà entro fine aprile in Tunisia assieme alla commissaria Ue per gli Affari interni Ylva Johannson. Sarà l'occasione per discutere di incentivi contro le partenze e a favore della stabilità del Paese. Ma il rischio, di fronte al grande esodo verso le coste italiane, è che ci si muova in ritardo.