TRENTO. “Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni. Io lo trovo molto bello e toccante”. Sono queste le parole con le quali la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato la nuova (e discussa) pubblicità realizzata da Esselunga. Protagonista dello spot della famosa catena di supermercati è infatti una bambina (Emma), figlia di genitori separati, che prima fa comprare alla mamma una pesca durante la spesa, per poi consegnarla al padre dicendo: “Te la manda la mamma”. Tra chi, come Meloni, parla di un messaggio toccante e chi invece ci legge una sorta di colpevolizzazione di chi decide di separarsi, la discussione sta proseguendo da giorni, tanto sui social quanto nella vita reale.
“Ciò che colpisce – commenta a il Dolomiti Maria Micaela Coppola, professoressa dell’Università di Trento e Coordinatrice del Centro studi interdisciplinari dell’Ateneo – è in particolare la responsabilizzazione di una bambina così piccola, a cui viene in sostanza attribuita la responsabilità di ‘aggiustare’ qualcosa che, evidentemente, per i creatori dello spot dev’essere aggiustato a tutti i costi. Si tratta di un peso emotivo che i bambini di genitori separati possono avere, ma non necessariamente. Per tante famiglie anzi il ‘peso’ si riduce quando una coppia non felice si separa, cessando quindi sì di essere coppia ma non di essere genitori”.
Una responsabilità “eccessiva” dice Coppola, a cui spesso però si fa riferimento nei casi di separazione: “Non è corretto pensare che sia una terza persona, per giunta minorenne, a doversi far carico di ‘ricomporre’ la coppia. Nonostante il tentativo di rendere la narrazione il più possibile poetica – continua la professoressa – si percepisce chiaramente il tentativo di enfatizzare la tristezza della bambina stessa, che sembra focalizzata tutto il tempo a dover trovare una soluzione che i genitori stessi hanno in realtà già trovato proprio con la separazione. Vediamo quotidianamente il dolore delle coppie che vengono tenute insieme, come si suol dire, ‘per i bambini’”.
A livello generale, conclude l’esperta, anche in questo caso si conferma il potere della narrazione: “Dimostra quanto sia importante raccontare delle storie, far passare certi messaggi. In questo tipo di rappresentazione sembra quasi di vedere una sorta di ‘upgrade’ del modello della famiglia tradizionale stile Mulino Bianco, il cui fallimento si tenta in qualche modo di recuperare”.