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La Procura di Milano sull'uso dei trojan: "Fondamentale per le inchieste, senza lo spyware si rimane ai pesci piccoli"

"In questa indagine è stato decisivo l'utilizzo del 'trojan'. Senza il captatore informatico, non si sarebbe potuta fare. Non avremmo potuto intercettare le comunicazioni tra le persone, saremmo rimasti a livello dei lavoratori e dei prestanome senza mai raggiungere i reali beneficiari, gli organizzatori di questi fenomeni". Lo spiega il procuratore aggiunto Laura Pedio, nella conferenza stampa durante la quale si illustra l'operazione che ha portato a 22 misure cautelari, di cui 10 in carcere, nei confronti dei protagonisti di una ventennale associazione a delinquere composta da italiani e cinesi, volta e evadere il Fisco per milioni di euro e a "pulire" i soldi attraverso false fatturazioni verso società finte.  

Il procuratore aggiunto Laura Pedio: "Il trojan è uno strumento importantissimo" 

Così, anche se l'indagine non tocca settori come la mafia o il terrorismo, ma si parla "di evasioni, frodi, riciclaggi e bancarotte", le spie informatiche utilizzate dagli investigatori - che hanno coordinato le indagini della Guardia di Finanza  - sono state fondamentali. Pedio lo sottolinea "in questo momento in cui è in discussione la possibilità di utilizzarlo", e vuole "evidenziare quanto per noi sia uno strumento importantissimo ed efficace".

Ed è grazie alle intercettazioni, prosegue il pm Grazie Colacicco, che la Procura ritiene dimostrabile "un enorme danno per l'economia", messo in atto con il "gioco dell'emissione di fatture inesistenti", fiumi di denaro che passavano dai consorzi di cooperative alle finte società cinesi e che alla fine tornavano agli imprenditori italiani, al netto di "percentuali di rientro" da versare a chi offriva questo servizio. 

I pm sull'inchiesta delle false cooperative: "Un allarme sociale" 

Pedio, affiancata dal procuratore capo Marcello Viola, spiega: "E' importante rimarcare alcuni aspetti che creano allarme sociale. Ancora una volta, purtroppo, l'indagine dà uno spaccato dell'economia reale, del mercato del lavoro, dell'interposizione della manodopera. Con forme sempre più preoccupanti e allarmanti per dimensioni e per il livello di elaborazione dei sistemi di schermatura. Un fenomeno grave, che si basa sulla sistemica evasione delle imposte e dei contributi previdenziali. Il lavoratore diventa un prodotto, venduto a prezzi bassi".

E dietro c'è chi "può permettersi di metterlo sul mercato a prezzi stracciati. Con effetti devastanti sulla concorrenza:  chi vuole operare in modo lecito viene spazzato via".  Se da un lato si evade il Fisco, dall'altro c'è un "accordo criminale con cittadini cinesi, che fornivano false fatture. Questo fenomeno criminale è ricorrente. Dovrebbe destare maggiore attenzione da parte dello Stato. Si dovrebbe probabilmente cercare di prevenire o monitorare preventivamente questi fenomeni". 

I pm: "Quello cinese in Italia è un sistema bancario ombra"

Il pm Pasquale Addesso evidenzia un'altra chiave non meno preoccupante.  "Il canale cinese", appunto. "Bisogna prendere atto che esiste un sistema para bancario. Il sistema cinese consente di spostare somme di denaro, di porre anche rimedio a interventi fatti in corso indagine. A fronte sequestri di contante, che avrebbero messo in crisi qualunque fornitore di denaro, c'è semplicemente il trasferimento delle consegne presso altra città".

In sostanza, queste società ombra hanno "caratteristiche tipiche di un operatore bancario ma fuori da qualunque sistema di vigilanza e da alcuna verifica in chiave antiriciclaggio". Un "prodotto in house, una filiera para bancaria. Noi sequestriamo centinaia di migliaia di euro al mese e il sistema si rigenera". Le cosiddette retrocessioni, cioè i soldi "puliti" che dai cinesi arrivavano agli italiani, erano "nell'ordine di milioni al mese. Questa è la cifra di denaro contante di cui hanno la disponibilità".