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La riforma della giustizia, la pena di morte, l’immunità al premier: ecco perché Israele è piombato nel caos

TEL AVIV. L’atmosfera in Israele è da resa dei conti. Uno sciopero generale sta bloccando il Paese. Ospedali, scuole e uffici pubblici stanno chiudendo. Lo sciopero generale nazionale è stato indetto dall’Histadrut, lo storico sindacato dei lavoratori e degli impiegati. I voli in uscita non stanno decollando. La popolazione sta raggiungendo in massa la Knesset a Gerusalemme per manifestare intorno al parlamento. A New York il console generale israeliano Asaf Zamir si è dimesso per unirsi ufficialmente alle proteste.

Il fronte popolare
Mentre si rafforza il fronte popolare che si oppone alla riforma della giustizia iniziata dal governo di Benyamin Netanyahu, si registrano tensioni e fratture all’interno dell’esecutivo. Aveva annunciato, il premier israeliano, nelle prime ore del mattino, un discorso alla nazione. Secondo indiscrezioni dei media, avrebbe annunciato una interruzione dalla contestata manovra. Ma, riferiscono agli stessi canali di informazione fonti anonime interne al Likud, che è il partito di Netanyahu, il ministro della giustizia Yariv Levin, tra gli architetti della riforma, starebbe facendo pressione sul ministro delle finanze Bezalel Smotrich e su quello della Sicurezza nazionale Ben Gvir, i due leader della destra radicale nazionalista religiosa, affinché continuino a minacciare Netanyahu di uscire dal governo e aprire la crisi se ci sarà le discussioni per approvare le leggi all’ordine del giorno saranno sospese.

Il liveblog- Israele, sciopero generale e voli bloccati. Netanyahu ai ministri: fermerò la riforma. L’esecutivo si spacca, Ben Gvir minaccia di far cadere il governo

Il dibattito
Al centro del dibattito che sta spaccando Israele c’è una profonda revisione del sistema giudiziario ideata e studiata dal governo a totale trazione di destra che si è insediato a novembre. Che una riforma sia necessaria, è posizione condivisa. A far temere per la “democrazia” - la parola è scandita come slogan a ogni manifestazione - è stata l’imposizione di tempi rapidi, l’assenza di un confronto per ottenere l’ampio consenso necessario quando si intraprendono cambiamenti così estesi nel sistema giudiziario e il presupposto di indebolire e subordinare alla politica il ruolo della Corte Suprema in un Paese che non ha una costituzione. Ci sono anche state specifiche leggi particolarmente controverse, dalla pena di morte per terroristi che uccidono israeliani alla immunità quasi totale di un premier in carica. Quest’ultima ha fatto insorgere l'Avvocato generale dello Stato Gali Baharav-Miara sul conflitto d’interessi di Netanyahu, accusato di frode e abuso d’ufficio in un processo in corso a suo carico. Ma oggi anche l’avvocato difensore di Bibi (il soprannome del premier israeliano) ha annunciato che abbandonerà il suo assistito se non interromperà la riforma.