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Meloni va a trovare Mattarella. PNRR il tema sul piatto. Il confronto è buono e l’incontro cordiale

I sondaggi sono in calo, un distacco di soli 8 punti separa FdI al 29,5% e il Pd di Elly Schlein al 21,5%. La Ue alza la voce 

Meloni e Mattarella (Ansa)

Meloni e Mattarella (Ansa)

Sarà che i sondaggi sono in calo e iniziano, un po’, anche a preoccupare. Noto sondaggi rivela che, nelle intenzioni di voto, un distacco di soli 8 punti separa FdI al 29,5% e il Pd di Elly Schlein al 21,5% (il distacco tra le due coalizioni, però, resta altissimo: oltre il 20%). Anche il gradimento della premier è in calo: il 46% l’apprezza, il 51% no, anche se mettere insieme gli ‘scontenti’ di tutti i partiti e tra tutti i cittadini è gioco facile. Sarà che l’Europa sta sempre più con il fiato sul collo dell’Italia, non solo sui target di obiettivo del PNRR, come ormai è chiaro da giorni, ma anche su politica estera, di difesa, migranti, green, e che, dietro l’angolo, c’è il rischio di una stretta – tra austerity della Bce e dei Paesi forti della Ue – sul debito, sul rapporto deficit/Pil, sulle risorse. Insomma, per tutta una serie di motivi, di ordine interno e internazionale, al netto dei problemi interni alla coalizione di governo (i più gestibili, a dirla tutta: FI è stata ‘pacificata’ in senso meloniano e la Lega si limita a difendere i suoi cavalli di battaglia, ma non minaccia né offende), serviva una ‘operazione simpatia’, per la premier. Giorgia Meloni ha deciso di farla su due fronti. Con la sua rubrica, a uso e consumo dei social, gli “Appunti di Giorgia”, che ieri sono tornati a fare bella mostra di sé, ma soprattutto andando – in modo improvviso e non previsto – il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il ‘nonno’ degli italiani, cui i cittadini guardano con simpatia, affetto e speranza in ogni occasione, ma anche il garante, all’estero, non solo dell’unità nazionale, come è per Costituzione, ma della ‘barra dritta’ che l’Italia deve tenere dentro la Ue. 

Un colloquio “cordiale e collaborativo” 

Partiamo, ovviamente, da quest’ultimo fatto, politico oltre che di ovvio galateo istituzionale. “Una lunga conversazione svoltasi in un clima di cordialità e collaborazione". Fonti del Quirinale definiscono così l'incontro che si tenuto, a ora di pranzo, tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello del Consiglio, Giorgia Meloni. Un colloquio programmato, in agenda, anche alla luce del Consiglio europeo della settimana scorsa, e non fissato all'ultimo minuto, benché la stampa non ne fosse a conoscenza, aggiungono a palazzo Chigi, confermando che, ovvio, si è trattato di un confronto ''molto positivo''. Più lungo del previsto, tuttavia, tanto da far saltare la presenza del premier a Udine, dove doveva andare per la chiusura della campagna elettorale di Massimiliano Fedriga a governatore del Friuli a nome del centrodestra (si vota domenica prossima). Meloni si è presentata, poi, alla fine, ma in collegamento, facendo così sfumare il 'tridente' che la doveva vedere sul palco con i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Mattarella e Meloni hanno affrontato un ampio "giro d'orizzonte" per "il punto sull'azione del Governo e sui lavori del Parlamento''. Particolare attenzione, naturalmente, è stata riservata al dossier del Pnrr, dopo il mese 'supplementare' concesso da Bruxelles all'Italia. Più volte il Capo dello Stato ha sottolineato che "il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un appuntamento che l'Italia non può eludere" e che quindi "non possiamo permetterci di perdere questa occasione". Di qui l'invito, "per tutti", rimarcato da ultimo la settimana scorsa, a ''mettersi alla stanga'' (citazione di De Gasperi). 

A Palazzo Chigi, nel condividere quanto questo tema sia centrale per il Paese, parlano di una ''cooperazione virtuosa'' con il Colle, così come sugli altri dossier, vale a dire costi dell'energia, codice degli appalti, lasciando fuori - assicurano comunque dalla presidenza del Consiglio - il polemico botta e risposta delle ultime ore tra Lega e Anac, e anche sulla questione migranti, in ''un'ottica di governo di lungo periodo'', vale a dire ''fine legislatura'', come spera sarà la Meloni.

La difesa delle prerogative del Colle

D'altra parte, è noto che al Quirinale la difesa delle proprie prerogative costituzionali è sempre stata accompagnata dal rispetto per quelle di Governo e Parlamento, senza tralasciare in ogni caso un'azione di moral suasion, considerata comunque più efficace se esercitata lontano dai riflettori. Il via libera di ieri da parte del Capo dello Stato al decreto legge sulle bollette, contenente anche le norme sul cosiddetto ‘scudo fiscale’, non può quindi far dimenticare, ad esempio, le preoccupazioni che Mattarella manifestò qualche settimana fa promulgando la legge di conversione del decreto legge 'Milleproroghe', quando espresse rilievi sulla proroga per le concessioni balneari e sulla tendenza, soprattutto in sede di esame parlamentare, "a soddisfare esigenze normative eterogenee rispetto al contenuto originario dei singoli provvedimenti" varati dal Governo. Di qui anche l'apprezzamento per "l'iniziativa che il presidente del Consiglio dei ministri ha di recente assunto, in dialogo con i presidenti delle Camere, sottolineando l'abuso della decretazione d'urgenza e la circostanza che i decreti-legge siano da tempo divenuti lo strumento di gran lunga prevalente attraverso il quale i Governi esercitano l'iniziativa legislativa. Come ha osservato il presidente del Consiglio, un'inversione di tendenza -notava in quell'occasione Mattarella - potrà aversi con il recupero di un'adeguata capacità di programmazione legislativa da parte del Governo e di una corrispondente attitudine del Parlamento a consentire l'approvazione in tempi ragionevoli dei disegni di legge ordinaria". 

Gli ‘appunti di Giorgia’ dedicati all’economia

Ma a forza di parlare di tempi di attuazione del Pnrr, del nuovo codice degli appalti, di politica internazionale, della gestione dei migranti, i temi diventano tanti e, come si diceva, il colloquio tra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, programmato da giorni, si allunga più del previsto. La colazione di lavoro tra la presidente del Consiglio e il Capo dello Stato, a quanto filtra, è lunga, ma tutto va bene. E, poco più tardi, negli 'Appunti di Giorgia', la rubrica che tiene sui social per aggiornare i cittadini sulle attività del governo, la premier vuole chiarire proprio alcuni punti sui quali, lamenta, ha sentito dire "molte cose false, che non corrispondono alla verità". Probabilmente per mettere un punto alle polemiche sulle maglie molto larghe che lascerebbe il provvedimento in termini di legalità, trasparenza e tutela dei lavoratori, Meloni chiarisce: "La finalità è banale, fare le opere, bene, in modo accettabile combattendo le ruberie ma senza bloccare all'infinito quello che c'è da fare". Quanto alla soglia per gli affidamenti diretti a 150mila euro, "è stata portata dal governo Conte e confermata da Draghi, e noi ci siamo limitati a renderla stabile", ricorda. A chi, inoltre, la accusa di aver introdotto un condono tributario penale con la norma che proroga i termini per regolarizzare la propria posizione a chi ha un contenzioso aperto con il fisco, "è un altro passo verso la tregua fiscale", spiega. E poi mette in chiaro: "Noi di condoni non ne facciamo, vorrei dire che questo è banalmente falso". Non fa cenno, invece, sui social, della spada di Damocle che pende a Bruxelles sulla testa di Roma, una proroga per i tempi del Pnrr, anche se il capo dello Stato aveva invitato tutti a "mettersi alla stanga” sul Piano. La premier non fa riferimento neanche al sostanziale fallimento della battaglia sui biocarburanti. Ma rivendica una vittoria portata a casa all'inizio di mandato, il price cap al gas: "La diminuzione del costo dell'energia sta favorendo la produzione, incoraggia le aziende ad assumere", scandisce. "E' stata sicuramente un'iniziativa giusta la decisione di mettere un tetto al prezzo del gas. I prezzi dell'energia sono scesi del 53,5%". Nell'ultimo cdm, sottolinea, "abbiamo confermato riduzione dell'Iva e l'azzeramento degli oneri di sistema e prorogato il bonus per le famiglie che ne hanno bisogno. Continuiamo ad accompagnare il Paese". Basta? Basterà per rassicurare l’Italia?

Si vedrà. Lo diranno i sondaggi e anche i voti ‘reali’. Le regionali in Friuli di domenica e, poi, anche la prossima tornata di elezioni comunali. Di certo, resta un grosso vulnus, quello con la Ue, che riguarda l’utilizzo dei fondi del PNRR e che è stato al centro del colloquio con Mattarella. 

La Ue lancia la mappa del PNRR per i Paesi, loda la Spagna e all’Italia dice: evitare ritardi 

Qui, però, bisogna rovesciare il punto di vista e guardare le cose ‘lato Ue’. Il dialogo prosegue fitto, sull'asse Roma-Bruxelles. E l'obiettivo comune di "evitare ritardi" per scongiurare la perdita delle risorse. Con la messa a terra dei progetti nazionali da finanziare con il Recovery fund che nei Ventisette procede "a pieno ritmo", la Commissione europea lancia la sua mappa in tempo reale per "aumentare la trasparenza" sull'avanzamento dei lavori e, premiando la Spagna con una terza tranche da 6 miliardi di euro, supera quota 150 miliardi di euro sborsati dal 2021 a oggi ai Paesi membri. Una cifra che a fine aprile potrebbe salire ancora con la terza tranche da 19 miliardi di euro destinata all'Italia, ma per la quale Palazzo Berlaymont si è presa due mesi extra di tempo - fino a fine aprile - per esprimersi. E per la quale, è la rassicurazione di diversi ministri, il governo "farà qualunque cosa possibile" per non perderne nemmeno "un euro". Ma l'avvertimento di Bruxelles, arrivato direttamente da Milano dal commissario all'Ambiente Virginijus Sinkevicius, è netto: il Pnrr "non è stato calato dall'alto" dall'Ue e spetta al governo italiano "reperire le risorse" per rispettare il cronoprogramma. L'interlocuzione fra Roma e Bruxelles per ora non porta novità, ma per entrambe le parti lo scambio è "proficuo" e, reduce dalla missione belga, il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto fa sapere che c'è tutta la volontà di "superare le difficoltà sia per le questioni aperte sulla verifica degli obiettivi raggiunti sia per la prospettiva più generale". 

Una prospettiva che la premier punta a rendere "compatibile con le richieste" e "con priorità nuove" rispetto a chi aveva scritto il piano. L'impasse potrebbe comunque sbloccarsi in diversi modi: con il trasferimento sui fondi di coesione Ue di quei progetti ritenuti per stessa ammissione del governo 'impossibili' da realizzare, oppure con la possibilità di trasformarli in aiuti di Stato da concedere alle imprese. Due soluzioni che darebbero respiro a Roma per avanzare senza l'assillo del 2026, linea rossa del ciclo vitale del Recovery. Ma da valutare comunque "anche con l'Italia" che, rimarca il vicepremier Antonio Tajani, "ha diritto di far sentire la sua voce" per difendere i suoi "interessi". L'eventualità peggiore sarebbe quella di rinunciare a qualcosa perdendo una parte dei finanziamenti. Una strada prevista dal regolamento sul Recovery, ma che anche Palazzo Berlaymont considera una misura da ultima spiaggia plausibile soltanto se Roma non riuscisse a dimostrare di poter rispettare tutti i 55 milestone e target previsti per il via libera alla terza rata. A sembrare esclusa è invece una proroga della Ue per centrare gli obiettivi. E mentre Madrid festeggia per essere riuscita a incassare per prima la sua terza rata, in vista anche di altri 70 miliardi di prestiti già prenotati, sulla cartina interattiva dell'Ue si contano 105 progetti già dispiegati dall'Italia: quasi la metà del totale dei cantieri aperti in tutti gli altri Stati membri. Molti altri però restano ancora sulla lista da spuntare nel prossimo futuro, compresa la controversa riqualificazione dello stadio di Firenze e l'altrettanto discussa creazione del Bosco dello Sport a Venezia. Previo il via libera alla tranche 'sub iudice', Roma dovrà raggiungere entro giugno altri 20 milestone e 7 target per una quarta rata da 16 miliardi di euro. E anche un'altra scadenza incombe: entro il 30 aprile il governo sarà chiamato a presentare il piano rivisto e integrato con il nuovo capitolo energetico del RePowerEu, da dove arriveranno nuove sovvenzioni da 2,7 miliardi. Anche per questo il mese che si apre sarà decisivo. Anche per questo, soprattutto, Meloni ha accolto positivamente l’esortazione di Mattarella di ‘mettersi alla stanga’: l’Italia non può perdere l’appuntamento, e il completamento, dei fondi del PNRR. Ne va della onorabilità del nostro Paese, del governo e, particolare non trascurabile, del Capo dello Stato.