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Naufragio di Cutro, primi indagati per i mancati soccorsi. Sequestro di pc, telefonini e documenti a Frontex, Capitaneria di porto e Guardia di finanza

Frontex, Guardia di finanza e Capitaneria di porto. Come anticipato da Repubblica la scorsa settimana, l'inchiesta sui mancati soccorsi al caicco naufragato a Cutro il 26 febbraio ha fatto il salto di qualità. Dopo aver studiato per tre mesi relazioni di servizio e documenti acquisiti in tutti gli uffici dei corpi coinvolti nelle operazioni di quella notte, la Procura di Crotone ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati i primi nomi e di firmare un decreto di sequestro negli uffici di Frontex, Capitaneria di Porto e Guardia di finanza per computer e telefoni cellulari nei quali - secondo chi indaga - potrebbero trovarsi indicazioni diverse ( evidentemente fin qui non fornite volonariamente) e utili alla ricostruzione dei fatti. In particolare, la procura diretta da Giuseppe Capoccia intende venire a capo di contraddizioni ed omissioni nelle circostanze riferite dai diversi attori mentre sullo sfondo resta il rimpallo di responsabilità tra Frontex e il governo italiano.

L'agenzia europea per il controllo dei confini, che pure segnalò il caicco, non avrebbe fornito tutta la documentazione a cominciare dal tracciato dell'aereo che, dopo aver avvistato il caicco, fece diversi giri concentrici sull'imbarcazione prima di tornare a terra alla base senza però esplicitamente sollecitare un'operazione di soccorso alle autorità italiane che, in assenza di una richiesta di aiuto dal caicco e di una specifica indicazione da parte di Frontex, valutarono di non aprire un'operazione di ricerca e soccorso come si fa normalmente in condizioni meteo assai migliori di quelle che c'erano quella notte.  

Nell'immediatezza del naufragio ( costato la vita a 94 persone, ma una trentina sono rimasri i dispersi e proprio nei giorni scorsi sono state dichiarate ufficialmente chiuse le riceche), la Procura non aveva ritenuto di aprire un filone di indagine sui mancati soccorsi del barcone intercettato da Frontex ma trattato poi dalle autorità italiane come un'operazione di polizia e non di ricerca e soccorso. Ma, in seguito al venir fuori delle prime contraddizione e anche degli esiti dell'inchiesta giornalistica di Repubblica che ha portato alla luce sia i documenti relativi alle regole di ingaggio scritte dal Viminale con Matteo Salvini sia quelli delle relazioni di servizio e di appunti scritti a mano dagli operatori che quella notte ricevettero la comunicazione di Frontex ma non valutarono di andare in soccorso del barcone, la procura di Crotone ha deciso di aprire un altro filone di inchiesta rimasto finora contro ignoti. "Andrò fino in fondo nell'accertamento di eventuali responsabilità", le parole del procuratore di Crotone nei giorni scorsi a Repubblica.

Adesso i nuovi accertamenti della Procura tendono a verificare se tutte le persone in servizio quella notte ed informate dei fatti hanno raccontato la verità e se nel loro comportamento ci sono possibili omissioni degli apparati italiani ma anche di Frontex che in tutti questi mesi ha sempre rimpallato la responsabilità sull'Italia sostenendo di aver segnalato l'imbarcazione, con tanto di foto e video precisando che era assai probabile che si trattasse di una imbarcazione di migranti ( e come tale in pericolo soprattutto con condizioni meteo sfavorevoli di vento e di mare come segnalate quella notte) ma che toccava all'Italia decidere se e come intervenire.