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Paolo Calabresi: "No alle trattative 'a un tanto al chilo', le piattaforme rispettino la legge e svelino i dati per i compensi agli attori"

Paolo Calabresi, consigliere della associazione UNITA, prende posizione sulla decisione degli "Artisti 7607" in materia di quello che una volta era chiamato  "equo compenso": gli attori hanno deciso che se necessario porteranno in tribunale le piattaforme - a partire da Netflix - se non rispetteranno l'obbligo di legge di rivelare i numeri, abbonamenti e visualizzazioni, di film e serie per poterli conteggiare in modo adeguato nei diritti connessi al diritto d'autore che spettano agli interpreti.

Cosa pensa dell'iniziativa 7607?

"Che abbia preso una posizione lodevole, coraggiosa e necessaria. Perché bisogna fermare la cosa prima che i buoi siano scappati dal recinto, visto l’andazzo che si è preso. Questo è il momento di prendere posizioni nette, vale per tutte le collection, rispetto alle piattaforme: c’è una legge che va necessariamente rispettata". 

Serve trasparenza sui dati.

"Sì, perchè se non vengono comunicati dati precisi e ricavi generati nel nostro Paese è impossibile fare delle trattative adeguate ai compensi dovuti. La legge oggi obbliga le piattaforme, giustamente, a fornire questi dati. Il mercato dell’audiovisivo è in profonda trasformazione ed è certamente una cosa molto positiva. Ma questo non deve diventare un’occasione di sfruttamento del nostro lavoro, che resta fondamentale. Le piattaforme vivono di contenuti, e i contenuti li danno gli autori e gli artisti. Che vanno adeguatamente remunerati. La domanda da fare a tutte le piattaforme, non solo a Netflix, è: quali sono le ragioni per non fornire i dati previsti dalle norme europee? Se dal nostro lavoro vengono generati extra profitti, il ritorno per gli artisti non può essere uno zero virgola. Netflix oggi ci dice di aver chiuso accordi soddisfacenti con Nuovo Imaie: sarebbe interessante conoscere le cifre di questi accordi, e soprattuto sulla base di quali dati sono stati chiusi. Se non altro per capire se sono soddisfacenti anche per gli artisti".

Lei è contrario agli accordi forfettari.

"È una strada diversa che non è bene percorrere. Meta ha tentato di fare lo stesso con Siae, dicono “vi diamo questo, o vi sta bene o niente”. Bisogna avere il coraggio di rispondere: va bene niente. Ma  seguiremo tutte le tappe necessarie, fino al tribunale. Noi siamo contro ogni trattativa 'a un tanto al chilo'".

Ci vuole una posizione ferma.

"Ogni collection fa le scelte che vuole, ma quella di tenere duro di "Artisti 7607" porterà vantaggi non solo agli associati ma anche a tutti gli artisti delle altre collection. A noi interessa che stiano bene tutti, non solo alcuni".