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Perché l’ora legale è piacevole ma destabilizza

Nella notte tra sabato 25 marzo e domenica 26 marzo, come di consueto, toccherà spostare le lancette un’ora avanti per l’entrata in vigore dell’ora legale.

Questo si traduce nella possibilità di godere di un’ora di luce in più nelle serate primaverili ed estive: un cambiamento, dunque, vissuto da molti come positivo ma al quale si può fare fatica, almeno inizialmente, ad abituarsi.

A trattare il tema di recente è stato un articolo apparso sul The Washington Post che, attraverso una serie di illustrazioni animate, spiega in modo molto chiaro come l’ora legale influisca sul nostro organismo e quali effetti potrebbe avere mantenerla per sempre, come qualcuno ha proposto.

Da tempo, anche nell'Unione Europea, si discute l’abolizione del cambio dell’ora, un dibattito che si è riacceso anche in concomitanza della crisi economica ed energetica: secondo un appello lanciato dalla Società italiana di medicina ambientale, infatti, mantenere l’ora legale permetterebbe di risparmiare di più sui consumi.

Gli esperti intervistati dal The Washington Post sottolineano però un aspetto importante relativo all’ora legale: questo cambiamento fa guadagnare sì un'ora in più di luce solare la sera, ma allo stesso tempo fa perdere al corpo un'ora di sole mattutino. Con conseguenze non trascurabili per il nostro organismo.

«Il sole mattutino è la chiave per mantenere i nostri ritmi circadiani, i cicli sonno-veglia e la salute generale» - spiega infatti nell'articolo Phyllis Zee, neurologa e capo di Medicina del sonno presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine. Senza quella luce solare, si rischierebbe di scivolare in un disallineamento circadiano.

Disalinneamento che, se l'ora legale venisse adottata in modo permanente, rischierebbe di diventare cronico, portando a una serie di problemi di salute, come sottolinea anche Beth Malow, professoressa di neurologia e pediatria e direttore della Divisione del sonno della Vanderbilt University.

Ma come mai una sola ora può avere un impatto così significativo?

Per capirlo bisogna pensare che il cervello possiede una sorta di orologio interno, che aiuta l’organismo a mantenere un certo ritmo, assicurandosi che all'interno del nostro corpo, aspetti importanti come le funzioni cardiache, i processi metabolici, le fluttuazioni ormonali e il sonno avvengano nei giusti momenti.

Per la maggior parte di noi - spiega l’articolo apparso sul The Washington Post - quell'orologio interno dura poco più di 24 ore: è il sole, infatti, a intervenire aiutandoci e inviando segnali a recettori specializzati nei nostri occhi. Sostanzialmente, ogni mattina, la luce del sole reimposta il nostro orologio interno, "riportandoci" in sincronia con una giornata di 24 ore.

Allo stesso modo, dopo il tramonto, la mancanza di luce solare permette al nostro corpo di produrre ormoni, come la melatonina, che favoriscono il sonno. Questo spiega anche perché esporsi alla luce proveniente da qualsiasi fonte, la sera tardi, può  spostare il nostro orologio interno in avanti, interferendo con la nostra capacità di dormire.