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Processo Open Arms, ong denuncia sommergibile Marina

Presentato un esposto per omissione di soccorso sul video che il 'Venuti' fece delle operazioni di salvataggio. Nella nuova udienza Salvini presente in aula

Nuova udienza nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo per il processo Open Arms, in cui il leader leghista Matteo Salvini è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver bloccato, da ministro dell’Interno, lo sbarco di 147 migranti nell’estate del 2019. L’attuale vicepremier e titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti era presente in aula, accompagnato dalla sua legale Giulia Bongiorno

Ong denuncia sommergibile Marina per omissione di soccorso

Al centro della prima parte dell’udienza, il video che il sommergibile Venuti della Marina Militare fece delle operazioni di soccorso della Ong spagnola il primo agosto 2019. Le immagini secondo la difesa di Salvini sarebbero la prova di un comportamento “anomalo” di Open Arms, anomalie che riguarderebbero i presunti accordi con gli scafisti del barcone in avaria. Ma la Ong ha contrattaccato annunciando in aula di avere denunciato l’equipaggio del Venuti per omissione di soccorso: “Un esposto è stato presentato alla procura della repubblica e alla procura militare di Roma”, ha detto l’avvocato Arturo Salerni. 

Comandante sommergibile: “Battello non idoneo a soccorso”

Ha parlato in aula anche il comandante del sommergibile Venuti, Stefano Oliva, respingendo l’ipotesi di omissione di soccorso. “Il sottomarino non è idoneo al soccorso, possiamo prestare assistenza a soccorsi indifferibili”, ha dichiarato, per poi aggiungere: “L’emersione e l’apertura di portelloni è di per sé un’operazione che può mettere a rischio la sicurezza del battello”.

Oliva ha descritto così le operazioni del primo agosto: “Il sottomarino ha semplicemente captato la comunicazione in lingua spagnola e l’abbiamo inviata alla nostra centrale operativa senza alcuna analisi”. Sul barcone di migranti soccorso da Open Arms, ha detto: “L’imbarcazione dei migranti era di medie dimensioni, circa 20, 25 metri in legno anche se non ne sono sicuro. Era una barca piena di persone. Abbiamo segnalato alla centrale le operazioni di soccorso della Open Arms. Abbiamo documentato il soccorso con due gommoni veloci”.

Al termine del soccorso“, ha aggiunto Oliva, “il barcone con i migranti è stato incendiato, ma non so chi gli ha dato fuoco“. 

Periti difesa: “Ong conosceva coordinate del barcone da salvare”

La seconda parte dell’udienza è stata invece dedicata ai consulenti dei pm e della difesa. Secondo i primi due consulenti della difesa, Maurizio Palmesi e Massimo Finelli, il barcone salvato da Open Arms non aveva delle falle nello scafo come detto dalla ong: “I motori funzionavano, non c’erano falle, il bordo libero era di 65 cm ed è il barcone che si accosta alla nave Open Arms nelle fasi di soccorso. Ma soprattutto a discapito delle coordinate sbagliate fornite da Alarm Phone, la nave ong arrivò precisa sul punto d’incontro con la barca piena di migranti“, hanno detto. Secondo fonti vicine al ministro Salvini, la versione di Open Arms sarebbe stata smentita anche dai consulenti della procura: “Smentita Open Arms. Il barcone non stava imbarcando acqua, come denunciato il primo agosto 2019 dalla ong con una mail delle 16,49. Lo hanno chiarito anche i consulenti dei pm Renato Magazzù e Dario Megna: non c’erano falle nello scafo”, questa la versione della deposizione riportata dalle fonti. “Eppure, ARMS aveva annotato anche nel diario di bordo che “l’imbarcazione di legno sta imbarcando acqua”. Non era vero. Parola di consulente dell’accusa”, proseguono. 

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