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Quando Gianni Minà raccontava: «Mi hanno epurato da destra e da sinistra»

Gianni Minà ha sempre la stessa faccia, i baffi, il sorriso. Certo, ora che ha appena compiuto 69 anni qualche acciacco ce l’ha. Mentre si scusa per l’artrosi («Ho fatto 150 viaggi in America e 40 in America Latina, sempre con lo stesso borsone, sempre sulla spalla destra. Il fisiatra mi ha detto che mi sono rovinato»), ti mostra allegro il disegno che la figlia di 9 anni gli ha infilato nell’agenda (una faccia corrucciata e la scritta «mamma arrabbiata»).

Da qualche anno la sua voce la sentiamo a VivaRadio2 attraverso le corde vocali di Fiorello. Ma, nella realtà, che fine ha fatto il giornalista? È ora uscito per Sperling & Kupfer il suo libro Politica- mente scorretto, che ne raccoglie gli arti- coli scritti negli ultimi dieci anni − proprio a proposito di America Latina − sull’Unità, il Corriere e Repubblica, e dove, nel prologo, si chiarisce l’arcano: per dieci anni è sparito dalla Tv. Epurato.

Dopo i film-documentari su Fidel e Che Guevara, sembrava che avesse scelto un’altra carriera, il cinema.


«Se mi dedico ai documentari, è perché in Tv mi hanno escluso».

Perché lo dice adesso?

«Non mi piace fare la vittima. Se ora mi tolgo qualche sassolino dalla scarpa, è perché quest’anno mi sono preso la mia rivincita. A febbraio ho vinto il premio alla carriera al Festival di Berlino e ne- gli ultimi mesi ho venduto un milione e 370 mila copie dei dvd di Maradona allegati alla Gazzetta dello Sport, materiale prodotto da me».

Quando è iniziata l’«esclusione»?

«Nel 1994, dopo le elezioni vinte da Berlusconi, la Moratti divenne presi- dente Rai. Io, che ero stato candidato nel centrosinistra a Palermo e che ero stato battuto, come il giudice Caponnetto, fui ricevuto da lei. Ma non mi chiamò più. Seppi poi che la sua assistente, l’ex socialista Giuliana Del Bufalo, avvertiva i direttori di rete che non ero “persona gradita”. Non so a chi».

Poi che cosa successe?

«Con l’arrivo del governo di sinistra nel 1996, Carlo Freccero mi man- dò su Raidue con il talk show Storie, a mezzanotte e mezzo. Intervistai da Scorsese a Renato Zero, dal Dalai Lama a John John Kennedy, ma anche i genitori di Ilaria Alpi, e loro si accorsero in diretta che le valigie della figlia di ritorno dalla Somalia non avevano i sigilli. Chi li aveva aperti in volo? E perché? Dopo un po’, il programma fu chiuso».

Come funziona la vita dell’epurato?

«Non ti danno risposte e, se te le danno, ti dicono: non è nella nostra linea editoriale. O: adesso non è il momento. Io scrivevo le proposte su carta, credevo che davvero qualcuno le valutasse. All’inizio della sua direzione, chiamai anche Del Noce, mio ex collega, gli dissi: ho delle idee, vediamoci. Ma non riuscii più a trovarlo al telefono e ad avere l’appuntamento, così ho smesso. È stata mia moglie a spronarmi. Mi ha detto: se continui a elemosinare un colloquio tra un po’ diventerai patetico, sei troppo forte internazionalmente, auto-produciti. Ha avuto ragione».

Perché la porta era chiusa?

«Sicuramente all’inizio è stato per la politica: io, pur essendo da sempre un cat- tolico, stavo a sinistra, e il governo a destra. Ci può stare. Il fatto è che, dopo, sono stato allontanato anche quando governava la sinistra. Nel 1994 Giampaolo Sodano, ex direttore socialista di Raidue, mi rivelò: “Stavi sulle palle all’omone”, che era Craxi. Anni dopo mi hanno detto: “Stavi sulle palle a Velar- di”, che era uno degli uomini di D’Alema. Insomma: prima ho pagato l’arroganza della destra, e poi il pentimento della sinistra di essere stata a sinistra». 

Pensa di essere antipatico a qualche politico, oggi?

«Sì, come sono “sgraditi” Oliviero Beha, Massimo Fini. Tutte le persone che ri- vendicano un’indipendenza intellettuale sono insopportabili per i politici».