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Quarant’anni fa arrivò il bastimento di Bennato. Ma stavolta il tris di favole non riesce

Quarant’anni fa arrivò il bastimento di Bennato. Ma stavolta il tris di favole non riesce

Nel 1980 con Uffa!Uffa! e specialmente Sono solo canzonette, Edoardo Bennato era arrivato ai vertici della musica italiana sia dal punto di vista commerciale che della popolarità. Per la prima volta, nel luglio dello stesso anno un artista italiano riempì San Siro di 80.000 spettatori. Il suo album Sono solo canzonette, superò nelle classifiche, non solo l’altro disco Uffà!Uffà! pubblicato solo 15 giorni prima, ma anche i dischi dei Queen, Bob Marley, Pink Floyd e dei colleghi italiani.

Nel giugno del 1983 esce il tanto atteso nuovo disco E’ arrivato un bastimento. Dal 1980 in poi Bennato si era fatto vivo dal punto di vista discografico solo con due 45 giri, E invece no/Canta appress’a nuje e Nisida.

E’ arrivato un bastimento è anch’esso un concept album basato su una favola, quella del Pifferaio magico. Sono passati solo tre anni da Sono solo canzonette, ma sembrano anni-luce. Il trittico favolistico, dopo Pinocchio e Capitan Uncino stavolta non riesce. Per quasi tutti è un lavoro riuscito a metà e il disco non replica il successo dei precedenti né a livello di critica né commerciale.

Edoardo Bennato che da diversi anni sfoga la sua rabbia condita di ironia e di novità musicali con la chitarra (“la spada”), ne aveva avute per tutti: il Presidente Leone (Uno buono), il Papa (Affacciati affacciati) il Partito Comunista (Arrivano i buoni) i benpensanti borghesi (Quante brave persone) le autorità che controllano (Signor censore). E poi la scuola e la società (In fila per tre), il nazionalismo (La bandiera) la guerra (Viva la guerra). Stilettate rock a destra e manca che alla fine portano al successo anche commerciale con Burattino senza fili nel 1977 e all’exploit di tre anni dopo con Uffà! Uffà!Sono solo canzonette. Verso la fine dell’anno una rivista musicale tracciando il bilancio dell’estate d’oro di Bennato, scrive che “il cantautore napoletano ha tutte le carte in regola per diventare la rock star degli anni ‘80”.

Le cose però non vanno così. Forse il clima generale è cambiato visto che siamo inoltrati negli anni ‘80. La canzone d’impegno politico/sociale non è più la preferita dalle nuove generazioni. Oppure, la stessa creatività del cantautore mostra segni di stanchezza e inventiva. Tant’è che negli anni seguenti nonostante escano album non necessariamente di scarsa fattura come Ok Italia e Abbi dubbi, il grande successo (commerciale) arriverà di nuovo solo con Viva la mamma ed Estate Italiana cantata per i Mondiali con Gianna Nannini che lascerà non poco perplessi i fan più accaniti del cantautore napoletano.

I critici, gli estimatori e i fan sono soliti dividere in due fasi la carriera del cantautore. Quella geniale, estroversa, originale e musicalmente all’avanguardia che va dal 1973 con Non farti cadere le braccia e termina proprio agli inizi degli anni ‘80 con i dischi come quello di cui stiamo parlando. Quella dopo è una produzione considerata un po’ al ribasso. Gli attuali e fedeli fan però, ribadiscono spesso che prima di Vasco Rossi, Ligabue, Piero Pelù, Zucchero e altri, il cantautore italiano che ha scritto e suonato e diffuso musica rock, insieme a Ivan Graziani, è stato proprio Bennato, anche se poi non si è più ripetuto ad alti livelli.

In ogni caso, espressioni come “Quanta fretta ma dove corri, dove vai…”, Seconda stella a destra questa è il cammino…”, “Ciurma questo silenzio cos’è?” tratte da alcune sue canzoni sono entrate nell’immaginario musicale popolare degli ultimi decenni.

Quindi, più che rimpiangere ciò che non è stato, una folta schiera di allievi cantanti, il pubblico e anche la cultura in generale, dovrebbero essere grati per quello che il menestrello del rock ha saputo donare alla storia della musica italiana.

Roberto Guidotti

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