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Rallenta l'inflazione di maggio: +7,6% annuo. L'Istat migliora la stima di crescita del primo trimestre: 0,6%

MILANO - Due notizie incoraggianti per la salute dell'economia italiana. Arrivano dall'Istat e riguardano crescita e prezzi. L'Istituto di statistica, prima, rivede leggermente al rialzo la crescita italiana del primo trimestre, portandola dallo 0,5 allo 0,6% nel confronto con il trimestre di chiusura del 2022. Nei conti economici trimestrali, l'Istat aggiorna anche la crescita rispetto al primo trimestre 2022 (confronto annuo) portandola dall'1,8 all'1,9 per cento. Poi, è la volta dell'inflazione: pur restando a livelli altissimi, questa torna a rallentare a maggio. Nelle stime preliminari segna un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,6% su base annua, dal +8,2% di aprile. Si torna così al livello di marzo. Il grosso del rallentamento è dovuto all'energia, mentre gli alimentari (da +14,0% a +13,4%) fanno solo un piccolo passo verso la normalizzazione. E infatti il miglioramento dell'inflazione di fondo è minimo, così come del "carrello della spesa". Per i consumatori, insomma, i rincari sono ben lungi dall'esser rientrati. L'indice armonizzato a livello europeo aumenta dello 0,3% su base mensile e dell'8,1% su base annua (dal +8,7% di aprile).

Meglio di Francia e Germania

Il dato italiano per il primo scorcio del 2023 è dunque migliore di quello delle principali economie concorrenti, ovvero Francia e Germania. Nel primo caso, l'Insee ha appena pubblicato un consuntivo del +0,2% nel primo trimestre. Mentre nel secondo caso c'è stata addirittura una contrazione dello 0,3%. In termini tendenziali, ricorda l'Istat nella nota sui conti economici trimestrali, si è registrata una crescita dell'1,6% negli Stati Uniti e dello 0,8% in Francia e una diminuzione dello 0,2% in Germania. Nel complesso, il Pil dei Paesi dell'area euro è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell'1,3% nel confronto con il primo trimestre del 2022.

Crescita acquisita a +0,9%

Commentando i dati appena pubblicati, l'Istat sottolinea che "la stima completa dei conti economici trimestrali conferma la ripresa dell’economia italiana nel primo trimestre del 2023 dopo la battuta d’arresto di fine 2022". E aggiunge che la crescita acquisita per il 2023 è positiva, ovvero quella che si verificherebbe senza ulteriori variazioni congiunturali nei restanti trimestri dell'anno: è dello 0,9%. Praticamente è già raggiunta quella indicazione "intorno al +1%" per l'intero 2023 che arriva anche dalle Considerazioni finali del governatore Ignazio Visco.

"La ripresa - dettagliano gli statistici - è dovuta alla domanda interna con contributi positivi dei consumi privati per 0,3 punti percentuali e dei consumi pubblici e degli investimenti entrambi per 0,2 punti percentuali. Negativi invece per 0,1 punti percentuali i contributi sia delle scorte, sia della domanda estera netta.

Redditi stazionari

Nel riquadro dedicato all'occupazione, i conti economici trimestrali annotano che "le ore lavorate hanno registrato un aumento dell’1,3% rispetto al trimestre precedente. Questo risultato è la sintesi di un calo dello 0,4% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di crescite dell’1,9% nell’industria in senso stretto, dello 0,3% nelle costruzioni e dell’1,4% nei servizi". Capitolo dolente, le buste paga: "Stazionari i redditi da lavoro dipendente pro-capite del totale economia, per effetto di una crescita dello 0,7% nell’agricoltura, dello 0,4% nell’industria in senso stretto e dell’1,2% nelle costruzioni che contrastano la riduzione dello 0,2% nei servizi".

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Focus sui prezzi

L'attenzione era però concentrata soprattutto sull'aggiornamento dell'andamento dei prezzi, la bussola per l'azione della Banca centrale europea che sta stringendo i tassi per raffreddare la corsa dell'inflazione. La discesa al +7,6% annuo è inferiore a quella che mettevano in conto gli analisti di Unicredit, che vedevano l'indice principale al 7,3%. E' chiaro che lestano livelli straordinari, ben lontani dall'obiettivo della Bce del 2%.

Timidi miglioramenti ci sono, dunque, ma ancora legati a doppio filo all'energia. Tanto che le associazioni dei consumatori parlano di un "effetto ottico" (Codacons) e di una "buona notizia, ma i problemi delle famiglie sono ben lungi dall'essere risolti" (Unione nazionale consumatori). Per una coppia con due figli, l'inflazione a +7,6% significa una stangata pari a 2257 euro su base annua, di questi ben 915 servono solo per far fronte ai rincari dell'11,9% di cibo e bevande.

"La decelerazione del tasso di inflazione si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,5%) e, in misura minore, degli Alimentari lavorati (da +14,0% a +13,4%), degli Altri beni (da +5,3% a +5,1%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +5,5%)", dice l'Istat. "Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli Alimentari non lavorati (da +8,4% a +8,9%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +3,2% a +3,4%)".

L'attenuazione della crescita annua dei prodotti lavorati contribuisce a frenare l'inflazione di fondo, che scende dal 6,2 al 6,1%. Se si guarda al cosiddetto "carrello della spesa", l'andamento tendenziale resta ampiamente in doppia cifra: da +11,6 a +11,3%.

Segnali di raffreddamento dei prezzi sono intanto arrivati dalla Francia, dove l'inflazione è calata al 5,1% annuo contro il 5,9% di aprile e il 5,5% delle previsioni.