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Riforma della Giustizia, Albamonte: “Il governo indebolisce il controllo di legalità dei pm”

Il ministro Nordio vuole portare a casa la riforma della Giustizia ma sta scontentando sia i magistrati che gli avvocati che lamentano scarsa considerazione. Eugenio Albamonte, segretario di Area ed ex presidente Anm, è una riforma calata dall’alto?
“Dobbiamo aspettare di vedere qualcosa di scritto perché fino ad ora il ministro Nordio ha fatto continui annunci creando solo confusione. Si è parlato più volte della riforma delle intercettazioni ma fino ad ora non si è vista. Stessa cosa per la riforma del Csm e anche per la riforma della riforma Cartabia. Siamo in una fase di eterni annunci senza che vengano prodotti documenti ufficiali o iniziative ministeriali di riforma che possano essere studiati e commentati. Nel frattempo ci troviamo in grande confusione per l’entrata in vigore della riforma Cartabia che, sia nel civile che nel penale, prevedeva adeguamenti strutturali che non ci sono stati. Basti pensare ai registri informatici che non sono stati aggiornati per tempo in base alle nuove norme e che ci costringono a navigare a vista”.

L’Anm è molto contraria all’idea di Nordio circa la “separazione delle carriere e sull’azione penale obbligatoria” che “pongono le premesse per un controllo politico sull’azione penale”.
“Nordio parla di separazione delle carriere, di discrezionalità dell’azione penale, e anche di interruzione del rapporto virtuoso tra polizia giudiziaria e autorità giudiziaria nella gestione delle indagini. Tutti temi che ci portano fuori dalla Costituzione vigente e verso un modello di pubblico ministero che si limita a fare l’avvocato dell’accusa. Ciò comporta un sostanziale indebolimento del controllo di legalità svolto dalla magistratura perché è evidente che la polizia giudiziaria continuerebbe a mantenere il rapporto di dipendenza organica dai ministri di riferimento”.

Stando così le cose come cambierebbe il modo di fare le indagini?
“Se la polizia giudiziaria non dipende più dal pubblico ministero, allora dipende dalle amministrazioni e di conseguenza da chi, volta per volta, viene indicato dalla maggioranza di turno. Tutto ciò si ripercuote in una capacità di condizionamento pressoché totale degli organi di polizia da parte del Governo. È facile immaginare che in questo scenario si investigherà meno nei confronti degli alleati di governo mentre si orienterà l’azione investigativa verso l’opposizione o verso chi è in contrasto con le politiche del Governo. Pensare al caso delle Ong di cui tanto di discute. Ebbene oggi un’indagine sulle Ong deve essere disposta dalla Procura della Repubblica, un domani potrà essere disposta dal ministro degli Interni che magari è lo stesso che fa una politica contro le Ong”.

Il guardasigilli vuole pure limitare l’uso delle intercettazioni.
“Guardi Nordio sulle intercettazioni ha detto tutto e il contrario di tutto. Appena si è insediato ha esordito dicendo che costavano troppo, poi ha detto che in realtà a costare troppo sono quelle fatte con il trojan. Successivamente ha affermato che le intercettazioni con il trojan possono essere utilizzate soltanto per i reati di mafia e terrorismo, implicitamente escludendo i reati contro la Pubblica amministrazione. Quando gli è stato fatto notare che quest’ultimi sono reati spia anche della criminalità organizzata, allora si è rimangiato quello che aveva detto fino a quel momento. Adesso è tornato a tuonare sui costi ma a me risulta, dai dati pubblicati sul sito del ministero, che le intercettazioni sono una voce striminzita rispetto al bilancio del ministero della Giustizia in quanto non arrivano neanche al 5% della spesa complessiva”.

Tra le proposte di Nordio c’è anche l’allentamento nell’erogazione delle misure cautelari.
“A me sembra più che adeguato il sistema di garanzie attualmente vigente. Questo perché una misura cautelare viene valutata prima da un gip, poi dal tribunale del Riesame composto da tre giudici e pochi giorni dopo pure da cinque giudici della Cassazione. Anche volendo modificare questo sistema, mi chiedo come potrebbero funzionare gli uffici giudiziari più piccoli in cui gli organici sono talmente risicati che se metti tre giudici a valutare le misure cautelari, allora rischi di non averne abbastanza per fare funzionare i processi. Per evitare ciò l’unica soluzione sarebbe quella di rimodulare le circoscrizioni giudiziarie, chiudendo i piccoli tribunali, ma il sottosegretario Delmastro Delle Vedove sta andando nella direzione opposta in quanto dice di voler riaprire i tribunali piccoli che sono stati chiusi in passato. A me sembra che questo Governo sulla Giustizia ha le idee molto confuse”.

Nordio vuole superare la legge Severino e rimodulare il reato di abuso d’ufficio. Sono queste le priorità della Giustizia?
“Assolutamente no. Guardi l’altra notte al Tribunale di Roma ha ceduto un controsoffitto all’interno di una stanza di un magistrato e soltanto per via dell’orario non ci sono state conseguenze sulle persone. Mi sembra evidente che la messa in sicurezza degli uffici giudiziari e l’ammodernamento informatico siano le proprità ma alla politica tutto ciò non interessa. L’abuso d’ufficio non è un reato che viene commesso dal singolo cittadino ma da un amministratore pubblico o da un politico. E questo unitamente al fatto che si parla anche della Severino mi fa pensare che la politica vuole mettersi al riparo dalle indagini e non ha interesse a far funzionare la Giustizia”.

Che ne pensa della proposta di Fratelli d’Italia di abolire il reato di tortura?
“Il reato di tortura è stato introdotto nel nostro Paese con molto ritardo e in parziale osservanza di obblighi internazionali che erano stati assunti precedentemente. Se l’Italia vuole abolire il reato di tortura e farsi sanzionare dagli organismi internazionali, allora sarà il governo che ne risponderà davanti all’elettorato”.

Dopo la riforma Cartabia e con quella di Nordio in vista, quali sono le prospettive per la Giustizia italiana?
“Normalmente cerco di essere ottimista ma in questo frangente vedo un futuro nerissimo. Si continua a parlare di Giustizia ma sempre in ottica di una contrapposizione tra politica e magistratura e rilevo anche che l’avvocatura gioca un ruolo che non è nell’interesse dei diritti dei cittadini ma di mera persecuzione dei propri obiettivi politici. Vedo una macchina giudiziaria ingolfata da moltissimi procedimenti per reati di scarsissima rilevanza, senza che nessuno pensi a forme di depenalizzazione, e anche che non si investe nell’adeguamento delle strutture informatiche ed edilizie”.