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Rivolta, rinascita e grido esistenziale nel mese del Pride

Nel mese dell’orgoglio LGBT+, che ricorre in giugno per celebrare e riattualizzare la memoria dei Moti di Stonewall (28 giugno – 3 luglio 1969), sono davvero tante le pubblicazioni da consigliare. Ma ce n’è una di cui, quest’anno, non si può fare assolutamente a meno. Si tratta de “La grammatica della frammentazione” (Quanti Einaudi, 2,99€) di Ale/Sandra Cane nelle librerie dal 16 maggio. Lettura decisamente affascinante, quanto impegnativa, per originalità narrativa e densità concettuale. Sono queste, d’altra parte, le cifre stilistiche di Ale/Sandra Cane, firma di diversi magazine e giovane intellettuale, che da persona trans non binaria conduce, in maniera indipendente, ricerche nell’ambito degli studi di genere, della cultura queer, della civiltà palestinese contemporanea.

Fedele alla caratteristica dei Quanti Einaudi, collana/rivista digitale di testi brevi avviata nel luglio 2021 e periodicamente dedicata a un tema – dopo le speranze, le reti, le città, la natura, i lavori il nuovo “numero” è incentrato sul sesso –, “La grammatica della frammentazione” è un autoritratto a pezzi, ognuno dei quali reso con pennellate forti, vibranti, sempre nuove: Ale/Sandra vi disvela e vela, manifesta e nasconde un’identità mutevole e plurale da costruire e disfare quotidianamente. Di questo personale e faticoso processo ci si sente a mano a mano partecipi nella consapevolezza che «mettersi in discussione, mimetizzarsi e adattarsi ha un peso», perché, in ultima analisi, «significa interrogarsi costantemente su ciò che si afferma di essere» (pag. 35). Quella di Ale/Sandra è infatti teoria che si fa vita, che si sostanzia di un linguaggio «iscritto sui nostri corpi attraverso metafore: la carne è incisa dalle parole e le parole si fanno carne» (pag. 5). Un chiaro riferimento, quest’ultimo, ma con inequivocabile ribaltamento semantico, al Logos giovanneo che si fa carne.

Il tema della corporeità fa così sin da subito la sua apparizione ne “La grammatica della frammentazione”. Quello che Ale/Sandra vive e descrive nelle sue antinomie è un corpo «chiuso tra due parentesi, sospeso nell’istante, tra la possibilità di liberarsi o di rimanere incastrato per sempre» (pag. 25). Ma è attraverso l’assunzione e il superamento di quelle parentesi che il corpo diventa «linguaggio, immaginazione, creazione; si flette e si tende come una poesia concreta». Come il corpo, anche il sesso è vissuto e descritto nelle sue antinomie di «atomo che racchiude i nostri desideri, i nostri conflitti, i nostri tentativi di risoluzione», di «utopia che ambisce a essere terreno di conflitto e di pacificazione”, di «fuga e prigione allo stesso tempo» (pag. 15). Ma con quale utopia il sesso coincide? Con quella «creata dal potere», eppure di tale potere proprio il sesso può diventare mezzo di distruzione in una sorta di catarsi liberatoria e trasformante.

Nell’ottica a lei cara di immaginazione radicale e di futurità, intese come pratiche culturali antinormative e queer, Ale/Sandra eleva dunque in queste pagine un grido esistenziale, un vigoroso j’accuse contro le diverse forme oppressive di una norma, che esclude e colpisce chi non rientra negli angusti perimetri della stessa. Quelle diverse forme oppressive contro cui reagirono checche, lesbiche, drag queen la notte del 28 giugno 1969. Ed è proprio lo spirito delle Stonewall girls a impregnare le parole – parole che si fanno carne – de “La grammatica della frammentazione”.