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Romina Power: «Io figlia di, moglie di»

Questo articolo è stato pubblicato nel 2005, sul numero 46 di Vanity Fair e lo riproponiamo oggi per ripercorrere i cambiamenti dei quali Vanity è stato protagonista negli ultimi 20. Qui tutti gli articoli che stiamo ripubblicando.

«Ho cominciato a interessarmi di India da giovanissima. Allora molti ragazzi lasciavano l’America, andavano là per smettere di far parte del sistema, cercavano una nuova spiritualità».

Negli anni Settanta, mentre i suoi amici partivano per l’Oriente, Romina Power arrivava a Cellino San Marco. Ora, a 54 anni, Romina ha realizzato il suo primo film, Upaya («mezzo»), un mediometraggio proprio su un viaggio spirituale in India (esce in dvd per Fazi il 2 dicembre). Nel frattempo ha sposato Al Bano, ha avuto quattro figli, Yari, il primogenito, Ylenia, scomparsa nel 1994, Cristel e Romina jr, la più piccola, 18 anni. Sei anni fa si è separata, ha lasciato Cellino e si è trasferita a Roma.

Per molto tempo l’abbiamo immaginata a fare la maglia, a impastare il pane e a canticchiare il Ballo del qua qua. Invece?
«Dipingevo, leggevo tantissimi libri, crescevo i miei figli in mezzo alla natura. E non ho mai perso i contatti con gli amici in giro per il mondo. La prima volta che arrivai in Puglia era il maggio del 1969: ricordo i campi pieni di papaveri, le strade di terra battuta, è stato amore a prima vista».

E l’India?
«C’ero stata nel 1996, per il film Il ritorno di Sandokan. Era la prima volta anche se mi sarebbe piaciuto fin da ragazzina. Il mio fidanzato di allora, Stash (figlio dell’artista Balthus,ndr), ci andava spesso e ogni volta mi chiedeva di accompagnarlo».

E perché non l’ha fatto?


«Finivo un film, ne cominciavo un altro. Mio padre era morto già nel 1958, a soli 45 anni, mia madre aveva appena superato i 40 e non lavorava, mia sorella Taryn era in collegio. Anche se avevo solo 15, 16 anni, ero l’unica a portare i soldi a casa».

Quando suo padre è morto lei aveva sette anni. Ha detto più volte di non ricordare quasi nulla di lui.
«Per 25 anni sono andata in giro a cercare le persone che lo avevano conosciuto, a parlare con loro. Così ho scoperto che aveva i miei stessi interessi, che il suo film preferito era Il filo del rasoio dal romanzo di Somerset Maugham, la storia di un uomo che va alla ricerca di se stesso fino sulle montagne dell’Himalaya, e che agli amici regalava Il profeta di Gibran. Come me, tanti anni dopo, senza saperlo».

È credente?


«A nove anni volevo farmi suora. Sono cresciuta in collegi religiosi, prima in Messico, poi a Roma».

Che cosa le ha fatto cambiare idea?


«Le suore non avevano le risposte a tutte le mie domande. Anzi, il fatto che avessi tanti quesiti le infastidiva, mi consideravano una bambina un po’ scomoda».

E oggi?


«Prego, dico il rosario, ma anche i mantra. Mi interessano le religioni in generale. Credo che ci siano stati diversi Messia: Gesù, Buddha, Maometto e personaggi spiritualmente influenti, come Madre Teresa, che ho conosciuto».