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Tim taglia 2mila posti di lavoro: "Isopensione per gli esuberi"

Big Tech down / Italia

L'azienda - al pari delle altre big delle telecomunicazioni - è alle prese con una forte ristrutturazione aziendale. E ora cerca un accordo con i sindacati

Continuano i tagli di personale da parte delle aziende: oggi si è appreso che anche Tim punta a tagliare fino a 2mila posti di lavoro cercando un accordo con i sindacati sull'isopensione. Il programma di "ottimizzazione dei costi" era stato annunciato all’inizio dell’anno scorso e poi confermato a luglio dall’azienda che - al pari delle altre big delle telecomunicazioni - è alle prese con una forte ristrutturazione aziendale. Complessivamente il settore delle Tlc ha perso oltre 70mila addetti in dieci anni.

Tim, 2mila esuberi con l'isopensione

Chiamata anche "assegno di esodo" l'isopensione è un provvedimento introdotto nel 2012 dalla legge Fornero ed è riservata ai lavoratori delle grandi aziende che hanno personale in eccedenza. Per poterne usufruire devono mancare pochi anni - non più di 7 - al raggiungimento dei requisiti minimi per la pensione ordinaria. Estesa grazie al decreto milleproroghe fino al 30 novembre 2026, l'isopensione ha tuttavia poi di un limite: è infatti legata agli accordi sindacali che devono essere siglati con l'azienda per incentivare l'esodo dei lavoratori più anziani ed è inoltre gravosa per i datori di lavoro perché prevede che l'azienda versi all'Inps sia le somme per l'assegno sostitutivo della pensione, sia la contribuzione correlata.

Si tratta in pratica di una forma di prepensionamento che compensa il lavoratore dello stipendio che non riceverà a causa dell'interruzione del rapporto di lavoro, fino al raggiungimento della pensione. All'impresa viene richiesta anche una fidejussione a garanzia della sua solvibilità.

Un ulteriore limite dell'assegno di esodo è quello che non gode della perequazione automatica all'indice Istat e non permette trattenute come nel caso di riscatti e ricongiunzioni o per la cessione del quinto. L'isopensione, infine, non viene trasformata automaticamente in pensione: il lavoratore ha infatti l'onere di presentare in tempo utile la domanda di pensione all'istituto di previdenza.

Tim a suo modo è vittima della stessa sorte che coinvolge le aziende tecnologiche in tutto il mondo. Solo ieri Amazon ha annunciato 9mila licenziamenti dopo e 18mila di gennaio, seguendo un trend iniziato da Facebook (21mila licenziamenti). Ma anche Google, Microsoft e Twitter (in crisi soprattutto dopo il cambio di proprietà e l'arrivo di Musk) hanno dovuto contrarre i propri gruppi di lavoro, L'unica, ad oggi, a non aver annunciato licenziamenti è Apple. 

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