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Tra tubi più lunghi, nuova vasche e cisterne più grandi, la siccità preoccupa i rifugi trentini. Silva agli escursionisti: ''Senza doccia un giorno non sarà un dramma''

L'attenzione è molto alta e prosegue da tempo il dialogo fra i Rifugi Trentini e la Provincia di Trento per cercare di capire quali azioni mettere in campo in caso di mancanza d'acqua. La presidente Roberta Silva: "Non tutti possono essere raggiunti con l'elicottero". L'appello per gli escursioni del weekend è quello di saper usare le risorse con giudizio 

TRENTO. “Tante persone pensano che da noi sia più facile avere l'acqua ma non è così. C'è un'attenzione elevata per la situazione di siccità soprattutto in vista dei prossimi mesi”. C'è chi decide di sperare nel meteo, chi invece sta cercando di mettere in campo i sistemi per affrontare nel miglior modo possibile l'estate. Stiamo parlando dei rifugi trentini, importante presidio del territorio, che dopo le fatiche della scorsa estate, si troveranno davanti a mesi ancora molto duri se non arriverà la pioggia o la neve.

A farlo capire sono le parole di Roberta Silva, la presidente dei Rifugi Trentini. L'associazione  rappresenta un centinaio di strutture presenti sulle montagne trentine e proprio in questi mesi sta portando avanti il dialogo con la Provincia di Trento per cercare di trovare gli strumenti più idonei per riuscire ad affrontare, nel caso serva, la mancanza di acqua nei rifugi, soprattutto quando questa viene usata per produrre energia.

“Già lo scorso anno – spiega Silva a il Dolomiti - ci sono state delle criticità, è stata portata l'acqua con l'elicottero per permettere di andare avanti con diverse attività ma poi un po' di pioggia ci ha permesso di concludere la stagione. Vogliamo capire cosa accadrà ora in aprile, non sappiamo cosa aspettarci, non c'è alcuna certezza”.

L'obiettivo, ovviamente è quello di evitare le chiusure anticipate e le limitazioni nell’utilizzo dei servizi primari. L'appello che viene fatto agli escursionisti è quello di utilizzare le risorse con giudizio senza che vi siano sprechi.

Alcuni rifugi in questi mesi stanno lavorando per trovare nuovi sistemi di captazione dell'acqua. Ecco allora che chi si rifornisce da una singola sorgente ne cerca altre, e chi invece ne ha la possibilità lavora per aumentare la portata delle cisterne o delle vasche. Ovviamente non è facile riuscire ad affrontare una situazione simile.

Fondamentale sarà quello di garantire i servizi essenziali e a metterlo in chiaro è la stessa presidente dei Rifugi Trentini che chiarisce: “Se in un rifugio non verrà data la possibilità di una doccia non è certo cattiveria, ma serve far funzionare i servizi primari per rimanere presidi di zona. Se dobbiamo togliere qualcosa a causa della mancanza di acqua la prima scelta ricade proprio sulla doccia”. Non rischiare di andare in sofferenza è importante per una struttura. “Chi viene in montagna per un weekend – spiega Silva – non può vivere come un dramma il rinunciare ad una doccia. Possiamo capire chi fa le lunghe traversate ma gli altri devono comprendere la situazione”.

Intanto, come detto, si sta portando avanti anche il confronto con la Provincia per cercare di capire quale azioni mettere in campo “per anticipare i problemi” spiega la presidente Silva. “L'utilizzo degli elicotteri per portare l'acqua non è una cosa attuabile in tutti i rifugi. Alcune strutture consumano fino a 7 – 8 mila litri di acqua al giorno e per rifornirli servirebbero almeno 10 giri di elicottero. Diventerebbe un'operazione impossibile”.