Lei è una delle prime donne sindache afgane, e la più giovane. Quando ha capito di volerlo diventare?
«Era un mio desiderio e un obiettivo fin da quando ero bambina».
In che modo i talebani hanno cercato di fermarla?
«In tutti i modi possibili e facendo qualsiasi cosa, tra cui prendermi di mira e cercare di uccidermi. Ma, dall'altra parte, c’erano le persone che mi amavano e credevano nelle mie capacità: mio marito, la gente della mia città, mio padre e i miei amici».
Quali sono i suoi obiettivi politici?
«Non ho alcun obiettivo politico, ma solo finalità umanitarie, e c'è ancora così tanta strada da fare».
Sono tante le donne afghane che vorrebbero seguire un percorso come il suo?
«Sì, ne sono certa: hanno solo bisogno di avere risorse e possibilità da sfruttare».
Si aspettava il ritorno dei talebani?
«No, non prima del febbraio 2020. Ma, dopo che gli Stati Uniti hanno firmato un accordo con i talebani, eravamo sicuri che sarebbe successo qualcosa. Ora servirebbe uno sforzo politico collettivo, per salvare i diritti delle persone».
Zarifa, com'è la sua vita oggi?
«Non così male, specialmente ora che aspetto il mio primo figlio. Mi sento così fortunata per questo, ma ripensando al mio Paese e sapendo quanto sono lontana da casa mia, mi si spezza ancora sempre il cuore. E, soprattutto, sono rimasta traumatizzata».
Il tour italiano di Zarifa Ghafari comincia nell'ambito di In_touch, cartellone di incontri del Comune di Venezia, giovedì 23 marzo alle 18, alla Biblioteca di Carpenedo Bissuola, intervistata da Annarita Briganti, e prosegue a Bassano del Grappa venerdì 24 marzo alle 18, nella libreria di Palazzo Roberti. Per la rassegna Come – festa del libro e della lettura, Zarifa sarà a Roma il 25 marzo alle 15,30 in viale Pietro de Coubertin, 10, in dialogo con Francesca Mannocchi; l’ultima presentazione sarà a Napoli il 31 marzo nella rassegna di SkyTg24 LiveIn, presso il Maschio Angioino, intervistata da Liliana Faccioli Pintozzi.
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